Giovedì 23 maggio presso la Cappella dell’Incoronata del Polo Museale Riso di Palermo è stata inaugurata l’esposizione itinerante Cenere, un’installazione di Momò Calascibetta con un racconto di Dario Orphée La Mendola a cura di Andrea Guastella.
La mostra, tuttavia, non ha potuto estrinsecarsi serenamente in quanto è arrivata una diffida ad esporre un dipinto giudicato omofobo. Il copione dell’esposizione, nella sua tappa di Palermo, prevedeva, un’esperienza performativa che di fatto si è posta in essere, esplicativa del significato scientifico, antropologico e culturale del concetto sotteso al filo conduttore della mostra. Prevedeva infatti la mutazione, nel corso della mostra, dei quadri raffigurati, la rotazione e l’integrazione di celle vuote e piene, di contenuti e non certo di riferimenti a persone o vite personali.
La progettualità della mostra ed il messaggio in essa racchiuso, certamente evolutivo e critico, è esposto all’entrata della Cappella dell’Incoronazione ed ha accompagnato ogni sua tappa, nelle diverse composizioni e forme delle celle, ossia dei quadri inseriti nell’istallazione. Alla luce del contenuto della diffida pervenuta al museo ed all’artista, l’artista, sotto la sua responsabilità, ha oscurato immediatamente l’unica opera oggetto della diffida, con indicazione provvisoria “arte diffidata”, applicando con dovizia ed onestà intellettuale l’interpretazione nominale data alla sua opera dal diffidante medesimo e dai suoi legali.
Ovviamente questa, parentesi “arte diffidata” è stato un fuori programma. Era, invece, programmata, in una dinamica performativa peculiare dell’arte contemporanea di oggi, la variazione sul tema, ossia il vuoto, l’assenza di colore via via nelle diverse celle presenti nell’istallazione, sino all’oscuramento per poi disporne l’apertura in un altro complesso museale, parte dell’intero progetto espositivo, nelle tappe future. Oggi, infatti, l’opera è visionabile al Museo Riso presso la Cappella dell’Incoronata in via dell’Incoronazione, dietro la Cattedrale, e subirà ancora delle modifiche come da copione.
La diffida posta in essere dalla galleria di Palermo è stata corroborata dall’integrazione a latere di numerose attività diffamatorie ai danni dell’artista e di altri artisti italiani, in numerosi social network su una piattaforma internazionale, con il consenso di alcuni che in modo spregiudicato si sono resi partecipi di tale diffamazione ai danni dell’arte. Per fortuna molte sono state le azioni e le dichiarazioni di stima da parte di molti artisti, curatori, collezionisti, giornalisti, direttori di musei e persone del pubblico che hanno compreso perfettamente il senso di Cenere, leggendo semplicemente il testo esplicativo all’entrata, ma soprattutto hanno rappresentato che la valutazione oggi di una opera d’arte in quanto tale non è dominio né del gallerista né di altri che gravitano essenzialmente intorno a lui o lei ma è soprattutto della storia di oggi e di domani, del pubblico di oggi e del pubblico dei posteri.