"La chimica, come scienza, guarda al futuro e come industria anticipa i cambiamenti. Alcune grandi sfide dell’umanita’ – come l’alimentazione sostenibile, i cambiamenti climatici e l’invecchiamento della popolazione – possono essere vinte solo con nuovi prodotti e nuove sostanze.
Sono soluzioni che la chimica puo’ garantire, ma e’ necessario superare gli orientamenti antiscientifici che, facendo leva sull’emotivita’, penalizzano l’eccellenza scientifica e la nostra competitivita’ industriale". Cosi’ Paolo Lamberti, presidente di Federchimica, nella sua relazione all’Assemblea annuale della Federazione nazionale dell’Industria chimica, intitolata proprio "Scienza chimica Industria". Per la prima volta dopo anni di segno positivo, l’industria chimica non cresce: le prospettive per la seconda parte dell’anno indicano che la produzione in Italia sara’ stagnante, con possibili rischi di calo se il contesto macroeconomico, nazionale o internazionale, subisse un ulteriore deterioramento.
Il settore conserva solide caratteristiche strutturali: negli anni recenti la chimica si e’ dimostrata tra i comparti che meglio hanno saputo resistere al forte calo della domanda interna, con una quota di produzione destinata all’export che supera il 50%; dal 2010, le esportazioni sono cresciute piu’ di quasi tutti gli altri principali produttori europei. Con oltre 2.800 imprese e circa 110 mila addetti, il settore realizza in Italia un valore della produzione pari a 56 miliardi di euro (di cui Federchimica rappresenta il 90%) ed e’ il terzo produttore europeo e l’undicesimo al mondo.
"Tornare a crescere – ha detto Lamberti – e’ imperativo. Sono assolutamente necessarie semplificazione normativa e riforma della Pubblica amministrazione, ambiti dove il divario tra l’Italia e gli altri Paesi e’ massimo. Sono interventi che non generano debito pubblico e non vanno contro le regole europee, ma serve visione e volonta’ politica per attuarle".