Una nuova terapia orale per la sclerosi multipla è in grado di arrestare le cadute della malattia nel 90%. La sclerosi multipla è una patologia neurologica cronica che, se non diagnosticata e trattata precocemente, può causare gravi conseguenze sulla qualità di vita di chi ne soffre: disturbi della vista, difficoltà di equilibrio e deambulazione, fatica, problemi di sensibilità, disturbi vescicali, alterazione dell’umore, difficoltà di concentrazione.
Dopo una fase di ricaduta, alcuni sintomi della sclerosi multipla possono scomparire completamente permettendo di recuperare tutte le funzioni. In altri casi, invece, rimanere. “Fortunatamente oggi abbiamo a disposizione molti farmaci, sia per via infusionale sia per via sottocutanea, in grado di arrestare e a volte ritardare la progressione della malattia. Tra questi, c’è sicuramente la cladribina, un immunosoppressore orale che riesce a bloccare la malattia nel 90% dei casi se assunta all’inizio, dopo il primo o secondo episodio”. Lo afferma all’Adnkronos Salute Carlo Pozzilli, responsabile del Centro regionale per la Sclerosi multipla presso l’ospedale Sant’Andrea di Roma. Una buona notizia per quanti sono affetti da questa patologia – che secondo l’Aism in Italia ogni anno colpisce 3.600 persone (il 50% ha meno di 40 anni), con una nuova diagnosi ogni 3 ore – arriva dal World Congress of Neurology 2021, nel corso del quale Pozzilli ha presentato uno studio condotto al Policlinico Sant’Andrea di Roma per valutare l’efficacia e la sicurezza della cladribina su un gruppo di persone affette da sclerosi multipla.
“La cladribina è un farmaco nuovo – sottolinea Pozzilli – è in commercio da circa 2 anni, ma rispetto alle terapie che utilizzavamo in passato nella sclerosi multipla è un po’ diverso. Dopo averlo somministrato in pazienti giovani, che avevano fallito la precedente terapia ma, soprattutto, in pazienti neo diagnosticati, abbiamo potuto vedere che questa terapia in pillole è in grado di arrestare le ricadute della malattia nel 90% dei casi in un follow-up già di due anni. Si tratta di risultati estremamente positivi. Ma non è tutto: in alcuni pazienti abbiamo notato anche un miglioramento clinico della disabilità, seppure in forma modesta”. Per l’esperto, rispetto ad altre terapie “è un farmaco che ha il grande vantaggio di poter essere somministrato per un breve periodo di tempo – non ha dubbi Pozzilli – con ciclo che dura 15 giorni il primo anno, 15 giorni il secondo anno. In questo modo, il paziente può condurre una vita normale, non è costretto ad assumere la pasticca tutti i giorni e non deve recarsi frequentemente in ospedale, come invece accade quando si seguono altre terapie. Un aspetto questo che non va sottovalutato, considerato che la sclerosi multipla colpisce soprattutto i giovani”.
Anche in merito al profilo di sicurezza della cladribina nel breve e nel lungo periodo “la nostra esperienza è stata positiva. C’era infatti timore di una immunosoppressione marcata da parte di questa terapia. In realtà, però, non abbiamo riscontrato nessun caso di linfopenia marcata (diminuzione del numero dei linfociti nel sangue) e i pazienti hanno mostrato un’ottima tollerabilità del farmaco priva di effetti collaterali” conclude.