Mal di testa, spossatezza e anche mal di orecchio. Sono questi i nuovi sintomi della variante Omicron 2 del Covid 19. I sintomi classici della variante ovvero tosse secca, febbre alta, e perdita di gusto e olfatto, sono ormai affiancati da altri disturbi come il mal di testa ma in certi casi anche il mal di pancia, raffreddore, spossatezza, dolori. Qualcuno ha male a un orecchio. Quello che succede lo vedono bene i medici di famiglia, che nei loro studi curano ancora decine di pazienti infettati dal virus.
La curva dell’epidemia sta scendendo ma molto lentamente. Oggi a trainarla è Omicron 2, che è diventata prevalente nel nostro Paese, come ha spiegato ieri il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro. Rappresenta cioè l’80% dei casi. Il resto è Omicron 1. Poi “c’è anche l’ipotesi in fase di conferma della presenza del sottolignaggio Xe”, dice Brusaferro. Non si tratta di una nuova variante, specificano gli esperti, ma di una ricombinazione di Omicron 1 e 2. Potrebbe essere del 10% più contagiosa ma non ci sono ancora certezze e per ora sta provocando pochi casi. E ieri a Reggio Calabria è stata isolata per la prima volta la “Xj”, un’altra ricombinazione.
Il cambiamento dei sintomi potrebbe essere legato a Omicron. Il servizio sanitario inglese ha allungato parecchio la lista dei disturbi provocati del Covid. A tosse persistente e febbre sono stati introdotti tra l’altro l’affaticamento, il naso chiuso, la perdita dell’appetito. Insomma stanno diventando tanti i segnali che dovrebbero spingere a fare un tampone. “La sintomatologia ormai è notevolmente variata. È più vicina a quelle di forme influenzali, a volte la febbre non è alta, c’è raffreddore — spiega Alberto Chiriatti, medico di famiglia di Ostia —. Io in questi tre mesi ho visto almeno 300 casi, nessuno è andato in ospedale. Ora devo visitare due anziani positivi non vaccinati e sono preoccupato”. I cambiamenti si osservano anche in Veneto, a Padova, nello studio di un altro medico di famiglia, Domenico Crisarà. “Ho casi di persone con problemi di mal di pancia, ma anche qualcuno che ancora perde olfatto o gusto. Diciamo che sintomi che nelle ondate precedenti sembravano secondari adesso sono più evidenti. Forse perché si è un po’ ridotta la febbre. Ci sono tanti malesseri. Una cosa è certa, i numeri non stanno ancora scendendo molto, io ho più o meno gli stessi assistiti positivi dell’anno scorso”.
Anna Teresa Palamara, che dirige le Malattie infettive, dell’Istituto Superiore di Sanità dice che sui sintomi sono necessari approfondimenti. “Dobbiamo però tenere conto di una cosa – spiega – Nella prima fase eravamo molto concentrati sui casi gravi di polmonite, sulle persone che avevano importanti compromissioni multi organo. Andando avanti, abbiamo avuto a disposizione mezzi diagnostici che hanno consentito di individuare molti più casi di persone infettate che, anche grazie ai vaccini, erano paucisintomatiche. Per questo abbiamo potuto guardare e descrivere con più attenzione anche sintomi meno frequenti”. Cioè coloro che non finiscono in ospedale ma fanno la malattia a casa, talvolta con pochi disturbi, in certi casi con problemi un po’ più importanti. “Poi, con l’avvento di Omicron – dice Palamara – con l’aumento della circolazione del virus, il numero di persone infettate è cresciuto di molto e così è aumentata anche la nostra attenzione a tutti i sintomi. Magari all’inizio la madre di un bambino piccolo con un po’ di febbre e diarrea non faceva il tampone, ora invece sì”. Quindi la sintomatologia ampia poteva esserci anche nei mesi passati ma non veniva presa in considerazione.
Palamara sostiene che tra Omicron 1 e 2 non ci siano grosse differenze dal punto di vista dei sintomi. Esiste discussione sul fatto che le due varianti siano meno violente rispetto a quelle precedenti. “Sappiamo che Omicron ha una propensione maggiore a replicare nelle vie aeree superiori. Questo ha due conseguenze: si trasmette di più e attiva con grande efficacia le risposte immunitarie a livello delle mucose appunto, delle prime vie aeree. Questo contribuisce a farla arrivare con meno efficacia in quelle profonde. Ma quando facciamo queste analisi non dobbiamo dimenticare che Omicron, per fortuna, è arrivata nel momento in cui la stragrande maggiorana delle persone era protetta dal dal vaccino. Il suo contributo è stato fondamentale”.