Il tempo non è stato “amico”, del resto si parla di un nome maschile, scherzi a parte l’evento di ieri, organizzato dall’Associazione Adessobasta e dalle Rete 25 novembre è stato un incontro che ha testimoniato in modo tangibile come nella storia e nella cultura di un territorio, di un Paese e dell’Europa, il divario nella rappresentazione di genere all’interno dei toponimi.
Molte località portano nomi legati a figure e eventi maschili, le donne sono spesso escluse o marginalizzate in questa narrazione geografica. Questo fenomeno evidenzia non solo una disparità di genere nel linguaggio geografico, ma anche una mancanza di riconoscimento e visibilità per le contribuzioni femminili alla storia e alla cultura italiana.
Ha aperto i lavori Gianna Miceli – “Esaminare il gap nella toponomastica femminile non solo rivela le disuguaglianze persistenti nella società italiana, ma solleva anche importanti questioni riguardanti l’equità di genere e la rappresentazione storica nel contesto nazionale.” Gianna Miceli ha snocciolato dati interessanti sullo stato dell’arte rilevati da una ricerca condotta da “Mapping Diversity” risalente al 2021 su trenta città europee dei 17 Paesi dell’Ue, presi in esame. Tre numeri capaci di riassumere le evidenze del gap di genere nella toponomastica:
9%: Delle 52.704 strade intitolate a una persona, solo il 9 per cento porta il nome di una donna.
Stoccolma è in cima alla classifica, con il 19,5% delle strade intitolate a donne, la capitale svedese è seguita da Copenaghen (13,4%) e Berlino (12,1%). Debrecen, con il 2,7%, ha la percentuale più bassa di strade intitolate a donne. Si trova in fondo alla classifica, preceduta da Praga (4,3%) e Atene (4,5%).
Complessivamente, delle trenta città prese in considerazione, omaggiano 3.500 donne singole e di diversa provenienza. La Vergine Maria è il nome più frequente, con 365 dediche stradali, in 25 delle 30 città. Anche il secondo nome femminile più comune è religioso: Sant’Anna, a cui sono intitolate 35 strade in 19 città diverse.
Ester Rizzo, coreferente per la Sicilia dell’Associazione Toponomastica femminile ha sottolineato l’attenzione sulla questione genealogica, il cognome del padre, che si tramanda dalla notte dei tempi nonostante esista un disegno di legge dell’ottobre 2022 – fermo al Senato che supererebbe questo limite. In Francia e Spagna questa legge già esiste. Ha parlato di temi come l’invisibilità linguistica del femminile, l’assenza nella segnaletica delle donne e altri aspetti che rispecchiano lo squilibrio di genere.
“La toponomastica femminile – ha sottolineato Ester Rizzo – può farsi parte attiva e responsabile nell’azione di recupero della memoria storica delle donne che hanno agito e prodotto cultura. E’ importante mostrare a cittadine e cittadini il ruolo che le donne hanno avuto nell’evoluzione della storia, delle scienze e delle arti e offrire in tal modo alle giovani generazioni una pluralità di prospettive che permettano di superare gli stereotipi imposti in modo pervasivo nel nostro vissuto quotidiano. La proficua collaborazione con le Amministrazioni comunali che si esplica con supporti operativi, ricerche sul territorio e attività didattiche e culturali volte a sensibilizzare la cittadinanza, è fondamentale.”
Non è stato trascurato l’ambito giuridico grazie alla presenza dell’assessora del Comune di Vittoria, Francesca Corbino che ha messo in evidenza l’impegno delle donne nell’ambito dell’avvocatura e della magistratura. “Ricordiamoci – ha sottolineato – che alle donne è stato permesso di entrare in magistratura solo nel febbraio del 1963, una data fondamentale. Sottolineando, altresì, “Ci sono voluti ben quindici anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione”. Dedicando un passaggio alle madri costituenti che solo da pochi anni vengono ricordate.
Non poteva mancare la testimonianza di un’associazione di donne “Adessobasta”. La presidente Adriana Tebaide ha ricordato ai presenti l’impegno che l’Associazione svolge, grazie alla generosità delle sue iscritte nei confronti delle donne vittime di violenza. “Esaminare il gap nella toponomastica femminile non solo solleva importanti questioni di giustizia sociale e di rappresentazione storica, ma invita anche a una riflessione critica sulla percezione e il valore attribuito al contributo delle donne nella costruzione dell’identità di un territorio, di un Paese.”
Dati fonte Quotidiano 24ore e si allega tabella con dati provincia di Ragusa ricavati dal sito Toponomasticca femminile.
Italia Censimento toponomastico
Delle 24.625 vie presenti nei 21 capoluoghi regioni e province autonome italiane, solo 1.629 (il 6,6%) sono
intitolate a donne. Il 41% delle strade intitolate a donne (672 su 1.629) sono pure dedicate a delle sante.
Le città italiane prese in esame non si distinguono per l’alta percentuale delle vie intitolate a donne: ROMA (7,1%); MILANO (5,1%); TORINO (5,4%); PALERMO (8,1%) E GENOVA (8,2%), Bolzano è quella con la percentuale maggiore (13%) di strade intitolate a donne. Di contro ad Aosta, su 73 strade intitolate a persone, solo due sono dedicate a figure femminili (3%).
La situazione è simile nel resto del Paese. Dal censimento toponomastico nazionale condotto dall’associazione Toponomastica Femminile risulta infatti che la media di strade intitolate a donne va dal 3 al 5% e si tratta in prevalenza di madonne, sante e martiri.