Roma, 9 giu. – – Gli italiani sono consapevoli dei gravi rischi per la salute del mare, l'84% ritiene che sia già gravemente a rischio. I pericoli maggiori? Plastiche, microplastiche e altri rifiuti ma anche gli inquinanti chimici e gli effetti dei cambiamenti climatici; meno considerati, la presenza di specie aliene e il rumore provocato dall'uomo. Lo rileva l'indagine “Gli italiani e la tutela del mare e dell'ambiente" promossa dall'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale – Ogs e realizzata da Swg su un campione rappresentativo di cittadini di tutt'Italia, presentata oggi in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani.
L'indagine rivela come il mare sia un argomento che sta a cuore agli italiani: la considerazione della sua importanza è vasta ed è diffusa anche a chi lo frequenta poco o quasi per nulla. Tuttavia soltanto il 47% del campione ritiene di avere un livello di conoscenza buono e approfondito in merito nonostante il 75% dichiari di sapere poco dei fondali. L'opinione pubblica è diffusamente convinta della grande urgenza di tutelare il mare: su una scala di importanza da 1 a 10, per il 46% degli intervistati il bisogno è massimo e la rilevanza media data al tema è 8,7. Il 50% del campione ritiene inoltre che la salvaguardia del mare sia necessaria per mantenere gli equilibri del pianeta.
Il 71% degli italiani è convinto che il compito della protezione del mare al largo, che attualmente non ricade sotto alcuna giurisdizione nazionale, dovrebbe essere in capo a un organismo sovra nazionale. Per quanto riguarda la gestione delle aree costiere, invece, soltanto il 48% ritiene che dovrebbe essere affidata ad un organismo sovranazionale, mentre il 29% ritiene che ogni nazione debba decidere per il proprio mare. Il 35% degli intervistati è favorevole all'estensione delle attuali aree marine protette. Secondo l'indagine, gli italiani sono convinti della possibilità che il mare possa diventare motore di significativo sviluppo economico-occupazionale (55%) e si mostrano d'accordo nel sostenere lo sviluppo dell'economia del mare (71%) a patto di regolamentare la tutela dell'ambiente e della biodiversità (58%) e avere un approccio sostenibile (54%). L'opinione pubblica è largamente favorevole a sostenere lo sviluppo economico tramite la creazione di un ministero del Mare (52%) e ancora di più mediante l'istituzione di un'apposita Agenzia europea (66%).
Ad emergere è anche che la convinzione che l'Italia investa in ricerca marina meno degli altri Stati europei (53%) e che vi sia poca consapevolezza sulle attività di ricerca sul mare realizzate nel nostro Paese. In particolare il campione non è in grado di stimare quanti ricercatori lavorino nel settore (36%) e non conosce le dotazioni oceanografiche del sistema della ricerca italiano (41%). Non si sa che il nostro Paese possiede una nave rompighiaccio (47%), nonostante il 31% ritenga che la ricerca italiana dovrebbe espandere le proprie competenze anche alle aree polari. La conoscenza delle politiche dell'Unione Europea è davvero scarsa. Oltre l'80% della popolazione ignora l'iniziativa europea “Marine Strategy Framework Directive”, così come la divisione che essa fa dei mari europei in regioni e sotto-regioni. Anche le missioni promosse dalla Commissione Europea su proposta dell'economista Mazzucato e la “Healthy Oceans, Seas, Costal and Inland Waters” sono ignorate da quasi il 90% degli italiani.
Il recentissimo Green Deal è sconosciuto a quasi il 70% del campione che non sa (73%) che l'Onu ha deciso di dedicare la decade 21-30 agli oceani. L'opinione pubblica ritiene che la scarsa conoscenza delle sfide ambientali proposte dalle Missioni europee e delle strategie europee dipenda dalle industrie che vogliono trarre profitto oscurando i confronti (38%) ma anche da una generale scarsa informazione sul tema (35%). Gli intervistati ritengono che per affrontare meglio le sfide ambientali sia necessario rendere maggiormente consapevoli i cittadini del ruolo degli oceani nella loro vita e salute (55%), potenziare i programmi scolastici (35%) e fornire più informazioni anche attraverso l'uso dei social network (26%).
In merito all'emergenza Covid-19: il 64% del campione attribuisce all'uomo una forte responsabilità. La salute del mare e dell'uomo vengono considerate fortemente interconnesse: il 96% degli italiani ritiene che la salute degli individui sia legata a quella del mare e il 91% pensa che le attività antropiche influenzino la salute del mare. Il Coronavirus è reputato responsabile di un impatto negativo sul turismo marino (il 33% pensa che nel 2020 non si tornerà ai livelli precedenti e il 26% non ritiene che ciò avverrà nel 2021). Il 62% degli intervistati è convinto che il Covid-19 abbia migliorato la qualità di mari e ambiente e il 50% ritiene che ora vi sia una maggiore attenzione alla tutela.
“Il mare è fondamentale per la nostra esistenza e con le nostre azioni influenziamo la sua esistenza: tutti dobbiamo imparare a proteggere le risorse marine e usarle in modo sostenibile. Come OGS siamo quotidianamente impegnati in attività di ricerca per salvaguardare e valorizzare le risorse naturali, per valutare e prevenire i rischi geologici, ambientali e climatici", spiega Paola Del Negro, ricercatrice e direttore generale di Ogs.