Se alcuni pensavano che la vicenda dal cartello “Ciao Sergio. I Camerati di CasaPound” attaccato alla targa toponomastica di via Ramelli (che ricorda l’uccisione del giovane di destra nel 1975,) e la successiva imbrattatura della stessa targa, fosse un pareggio 1-1, questi alcuni ( e ci pare che il sindaco Cassì ne faccia parte), devono fare i conti non solo con l’esposto per apologia del fascismo presentato dal Pd cittadino e dal suo segretario Peppe Calabrese, ma anche con la ferma intenzione dei dem ragusani di non far passare la vicenda sotto silenzio. Peraltro, da una nota del segretario Calabrese, si apprendono altri particolari “abbiamo assistito, qualche giorno fa, a una scena orribile: saluti romani da parte di chi, ancora nel 2021, si definisce “camerata” offendendo la memoria consegnataci dalla Storia di un periodo che rappresenta la pagina più buia del nostro Paese”.
Ma Calabrese punta più in alto e fa questa considerazione “è mai possibile che un sindaco di un comune libero e democratico, che fa propri i valori e i principi sociali e costituzionali dello Stato, non prenda una netta e chiara posizione e non condanni a gran voce un gesto del genere? Come considerare la posizione espressa in prima battuta dal sindaco Cassì se non come quella di un cerchiobottista che nel tentativo di non far arrabbiare nessuno fa, come avrebbe detto il Sommo Poeta, l'ignavo? È ciò di cui ha bisogno Ragusa? Un sindaco che non ha il coraggio di prendere una posizione netta contro “i fascisti del terzo millennio”, come si autodefiniscono i militanti e simpatizzanti di CasaPound che qualche giorno fa erano in via Ramelli per una commemorazione dai toni inqualificabili. Ancora: come può il sindaco ritenere che imbrattare una targa toponomastica sia più grave di inneggiare al fascismo?”.
Ma a Calabrsse quello che proprio non sembra esser andato giù è “come riesca il sindaco a considerare “inaccettabili e indigeribili le immagini di chi ancora fa apologia del fascismo”, come ha dichiarato, per poi dire il giorno dopo che “auto appellarsi camerati e fare il saluto romano sono comportamenti che, stando alla Cassazione, non oltrepassano il confine della legalità se usati per commemorare qualcuno”. E aggiunge “da un punto di vista prettamente giuridico avrà anche ragione, ma da un punto di vista morale ci sembra inaccettabile e indigeribile, piuttosto, che si sia pronti a perseguire legalmente chi compie un gesto simbolico come ricoprire con vernice spray il nome di una via dedicata a un fascista, mentre non si condanni con altrettanta fermezza, anche solo simbolicamente, chi fa apologia del fascismo”. Infine Peppe Calabrese conclude “il Partito Democratico di Ragusa, augurandosi che ogni caso vengano individuati al più presto i responsabili dell'atto vandalico ai danni di un bene della collettività, chiede che il primo cittadino si schieri apertamente e con decisione pretendendo che il partito di Fratelli d’Italia – presente in giunta con un assessore – prenda le distanze dal gesto commemorativo al quale pare abbiano preso parte anche soggetti vicini al partito della Meloni. Purtroppo, al momento, dal coordinatore cittadino FdI sono arrivate parole di condanna solo contro l'azione vandalica alla targa toponomastica. Sul fatto che tra quei bracci alzati ce ne fossero alcuni di FdI nessuna menzione. Noi riteniamo che tutto ciò sia molto, molto, grave.
Voglio ricordare a Cassì, il quale ha dichiarato che “le vittime vanno commemorate a prescindere da ogni appartenenza”, ciò che disse disse Sandro Pertini, non proprio l'ultimo dei politici italiani: “Il fascismo no, il fascismo lo combatto con altro animo: il fascismo non può essere considerato una fede politica; il fascismo è l’antitesi delle fedi politiche, il fascismo è in contrasto con le vere fedi politiche perché il fascismo opprimeva chi non la pensava come lui”. (da.di.)