I casi di tumore alla tiroide negli ultimi 20 anni sono raddoppiati. Lo annuncia Andrea Giustina, presidente della Società Europea di Endocrinologia e del CUEM (Clinical Update of Endocrinology and Metabolism). Ecco i sintomi, la prevenzione la diagnosi del tumore alla tiroide
Il tumore alla tiroide è il tumore del sistema endocrino più diffuso ed il sesto tipo di tumore, per frequenza, nelle donne, con un rapporto maschi/femmine di 3/1. Nel 90 per cento dei casi origina dalle cellule follicolari tiroidee che sono le cellule che producono gli ormoni tiroidei (fT3 e fT4), e prende il nome di adenocarcinoma papillare o follicolare, caratteristiche che permetto no di definirlo come "tumore differenziato". Il tumore della tiroide ha origine dalla trasformazione delle cellule di una ghiandola, la tiroide, posta nel collo appena sotto la cartilagine tiroidea (il cosiddetto pomo d’Adamo). La tiroide ha la forma di una farfalla con le due “ali” ai lati della laringe. Le due ali costituiscono i lobi della tiroide, mentre la parte centrale che le congiunge è detta istmo. La tiroide è una ghiandola endocrina: produce gli ormoni tiroidei che rilascia nel circolo sanguigno. Gli ormoni tiroidei regolano, fra le altre cose, il battito cardiaco, la temperatura corporea e soprattutto il metabolismo, ovvero la modalità con cui l’organismo utilizza e consuma le sostanze nutritive. Nei bambini intervengono anche nello sviluppo fisico e psichico, e la loro carenza determina un grave deficit sia nella statura, sia cognitivi.
La tiroide produce gli ormoni solo se stimolata a sua volta da un altro ormone, il TSH (o ormone tireostimolante) che viene prodotto e rilasciato dall’ipofisi, una ghiandola posta nelle parti più profonde del cervello. La struttura degli ormoni tiroidei è caratterizzata dalla presenza di alcuni atomi di iodio, che è quindi un elemento fondamentale per la loro attività. La tiroide può funzionare più del normale (ipertiroidismo con aumento degli ormoni) o meno del normale (ipotiroidismo con ormoni bassi) e in entrambi i casi si possono avere disturbi importanti. Un’altra patologia tiroidea molto diffusa è il gozzo (aumento di volume della tiroide) che può essere diffuso o nodulare. Fortunatamente il 90 per cento dei noduli tiroidei sono benigni e meno del 10 per cento sono maligni: in tal caso si parla più propriamente di cancro tiroideo.
Il segno più comune del tumore della tiroide è un nodulo isolato all’interno della ghiandola, che si sente con le dita se si tocca il collo in corrispondenza dell’organo.Non tutti i noduli tiroidei nascondono però forme di cancro, anzi nella grande maggioranza sono forme benigne di crescita ghiandolare. Si stima che solo il 5-10 per cento dei noduli tiroidei sia effettivamente un tumore maligno. In rari casi, generalmente i più aggressivi, il cancro può manifestarsi già all’esordio con una massa che cresce rapidamente e che può coinvolgere estesamente il collo, in corrispondenza sia della tiroide sia dei linfonodi latero-cervicali del collo. Questi ultimi possono essere spesso coinvolti anche nelle forme non gravi e devono essere ricercati con un’attenta ecografia nelle forme giovanili. La funzione tiroidea non è quasi mai alterata dalla presenza dei noduli, siano essi benigni o maligni, e spesso il paziente non ha alcun disturbo specifico.
Come fare prevenzione per il tumore alla tiroide? Non è invece indicata alcuna forma di screening, perché non vi sono marcatori specifici nel sangue. Inoltre la tiroide è un organo superficiale dove un ingrossamento è visibile nella maggior parte dei casi. Spesso si tratta di tumori che si mantengono silenti per lunghi anni. È però utile far palpare la ghiandola tiroidea dal proprio medico almeno una volta l’anno per individuare eventuali formazioni nodulari e, nel caso di sospetto, eseguire una ecografia tiroidea. La palpazione della tiroide dovrebbe comunque far parte di un corretto esame clinico di medicina interna.
I passaggi della diagnosi del tumore alla tiroide. Una volta individuato un nodulo, il medico prescrive una serie di esami per misurare gli ormoni tiroidei nel sangue (FT3 ed FT4) e il TSH, per accertare il funzionamento della tiroide. L’eventuale modificazione patologica dei livelli ormonali in genere è indice di una patologia di tipo infiammatorio o autoimmune più che tumorale o, se gli ormoni sono aumentati, di un tumore benigno iperfunzionante (adenoma tossico), facile da curare. Conviene sempre misurare almeno una volta anche gli autoanticorpi anti-tireoglobulina e anti-tireoperossidasi per verificare che non vi siano concomitanti fenomeni autoimmunitari. Infine, nel percorso diagnostico del nodulo tiroideo, si raccomanda di misurare almeno una volta la calcitonina che, se elevata, può suggerire la presenza di un carcinoma midollare della tiroide. Oggi l’esame più semplice e specifico per studiare la tiroide è l’ecografia, che permette di identificare la presenza di noduli, anche molto piccoli, i rapporti del nodulo con la ghiandola e i tessuti circostanti (inclusi i linfonodi) e le loro caratteristiche.
L’agoaspirazione viene eseguita sotto guida ecografica, il che consente di controllare la corretta posizione dell’ago introdotto attraverso la cute. L’esame delle cellule aspirate consentirà di definire il rischio di cancro. Un altro esame, oggi utilizzato in casi particolari, è la scintigrafia tiroidea, che valuta la capacità della tiroide (e di eventuali noduli) di captare lo iodio. Si può eseguire somministrando tecnezio o piccolissime quantità di iodio radioattivo. I noduli, possono essere “freddi” alla scintigrafia in quanto non hanno la capacità di captare il tracciante radioattivo oppure “caldi”, se captano molto tracciante, più del tessuto normale. Questi noduli sono iperattivi e spesso sono associati a un quadro di ipertiroidismo (adenoma tossico) e sono quasi sempre benigni Solo il 5-10 per cento dei noduli freddi sono maligni.
Il sospetto diagnostico viene generalmente risolto mediante l’esecuzione di esame citologico su agoaspirato. La questione centrale, in presenza di un nodulo tiroideo neoplastico è la sua "stadiazione", ossia la valutazione della sue caratteristiche che portano alla scelta del relativo trattamento. Le associazioni italiane di endocrinologia e medicina nucleare hanno redatto delle raccomandazioni al fine di garantire una gestione ottimale ed univoca di questi pazienti.