Il Reddito di Cittadinanza dal 2023 cambiano i requisiti. Il governo sta lavorando a una riforma della misura introdotta dal governo Conte I, con modifiche importanti che consentiranno di recuperare risorse per circa un miliardo di euro.
Lo scopo del governo Meloni è quello di garantire il sussidio solo a chi non è in grado di lavorare, mentre per tutti gli altri potrebbe arrivare un taglio. Manterrebbero l’aiuto solo gli invalidi, chi è in difficoltà e chi ha minori a carico senza adeguati mezzi di sostentamento. Verrà ridotta la platea dei beneficiari, anche introducendo il limite di età dei percettori: la soglia dei 60 anni diventerà scriminante per togliere o meno il sussidio.
Reddito di cittadinanza, cambiano i requisiti
Dal 2023 cambieranno i requisiti del Reddito di cittadinanza: fra le ipotesi al vaglio anche quella di toglierlo a chi ha meno di 60 anni ed è in grado di lavorare.
Ad anticiparlo è stato Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Chi ha tra i 18 e i 59 anni e non ha figli a carico, ha spiegato, se può lavorare perderà l’assegno, anche se non immediatamente.
“Chi non può lavorare non può essere trattato come chi può. Chi non può lavorare va tutelato anche di più di oggi. Chi può lavorare va incentivato. Per questo ridurremo la platea dei percettori del Reddito di cittadinanza”, ha chiarito ancora Fazzolari.
Il Reddito verrà mantenuto dunque dagli invalidi, da chi è in difficoltà, da chi ha minori a carico e non ha adeguati mezzi di sostentamento.
“L’obiettivo è quello di spronare i percettori del Reddito facendo capire loro che l’obiettivo non può essere incassare questo sussidio a vita ma piuttosto cercare trovare assieme allo Stato un lavoro”, ha insistito anche il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon.
Reddito di cittadinanza, la difesa di Tridico
Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, torna a difendere il Reddito di Cittadinanza per il suo ruolo “straordinario e positivo nella riduzione della povertà”. Chi percepiva il sussidio nel 2019, spiega Tridico, ormai in parte non lo riceve più: “C’è stato un ricambio di circa il 45%”.
Il presidente dell’Inps aggiunge: “Non va immaginato il Reddito di cittadinanza come qualcosa di statico o con le persone che stanno sul divano dal 2019”. Poi Tridico torna sulle condizioni dei beneficiari della misura: “Il 65% dei percettori sono anziani, disabili e minori e persone che non hanno mai lavorato; il 10%, 350mila persone, ha trovato lavoro; un altro 5% ha il reddito e non lavora e potrebbe essere inserito nel mercato con politiche mirate”.