La CGIL di Ragusa risponde all’attacco fatto da Ragusa in Movimento in merito al decreto sicurezza. Si evince l’assoluta estraneità alle prassi di diritto Costituzionale in quanto si afferma che la firma del Presidente della Repubblica equivale al giudizio di costituzionalità della norma, scrive la CGIL.
"Nell’ambito della divisione tra poteri la Costituzione Italiana stabilisce precise prerogative alla Corte Costituzionale che non possono essere assorbite dall’atto di firma da parte del Presidente della Repubblica, stabilendo in questo senso l’esercizio di bilanciamento tra i Poteri nello Stato. Altrimenti a cosa serve nel nostro ordinamento la Corte Costituzionale? Per fortuna i dubbi espressi sulla norma non nascono dalla sola riflessione del segretario provinciale della Cgil di Ragusa bensì da diversi Sindaci e altrettanti rappresentanti istituzionali come i Presidenti delle Regioni di diverso orientamento politico. La divisione tra stranieri e italiani, ma anche tra vecchi e giovani, tra meno garantiti e più garantiti, in questi anni ha prodotto un indebolimento generale delle condizioni di tutti i lavoratori.
Siamo determinati a continuare su questa strada, forti del nostro ruolo e del nostro radicamento a partire da questa provincia dove la Cgil di Ragusa con 37.304 iscritti è in crescita rispetto al 2016, non a caso siamo risultati primi nelle elezioni delle RSU nel pubblico impiego, nella sanità, nella scuola, nell’igiene ambientale nel 2018. Ricordiamo che la nostra battaglia contro la legge Fornero la conduciamo da anni con tutti i governi che si sono avvicendati nelle ultime legislature. Per cambiare il sistema previdenziale e per sostenere sviluppo e occupazione siamo scesi in piazza a livello mobilitazione nazionale il 2 dicembre 2017, dopo l’esito del confronto con il Governo Gentiloni sul tema della previdenza, considerato “insufficiente”. Tuttavia la vertenza sindacale in quella circostanza ha prodotto alcuni importanti risultati, quali l’Ape social, l’ampliamento delle categorie dei lavori gravosi.
Comprendiamo perfettamente che oggi la ricerca della visibilità per qualcuno è indispensabile e quindi attaccare una grande organizzazione come la Cgil potrebbe risultare utile per il raggiungimento di questo scopo. Le parole di disprezzo utilizzate nei nostri confronti da questo rappresentante, di un movimento politico sconosciuto ai tanti, le respingiamo e ribadiamo che il metodo dell’attacco spregiudicato non ci appartiene e non appartiene alla nostra storia. Abbiamo aperto una discussione, così come sta avvenendo a livello nazionale, ribadendo la necessità di trovare soluzioni a problemi reali. E su questo abbiamo riscontrato, nella diversità degli orientamenti, condivisione da parte di tutti i Sindaci che si sono espressi.