Il decreto sicurezza diventa motivo di scontro non solo tra chi chiede di mettere il cuore davanti alla razionalità e tra chi intende mantenere una linea dura per coinvolgere tutti i Paesi davanti ad una emergenza umanitaria ma anche tra la politica locale ed il sindacato.
E’ il caso di Ragusa in Movimento che per bocca dell’avvocato Michele Saverese rappresentante del movimento politico, se la prende con la CGIL che nei giorni scorsi invitava i sindaci a disobbedire ad un decreto incostituzionale. “Le dichiarazioni rese dal rappresentante provinciale della CGIL sono un misto di disprezzo delle istituzioni e totale ignoranza della materia trattata”, dichiara Saverese, che evidenzia come il decreto sicurezza, ora legge dello Stato, è già stato sottoposto ad un preliminare controllo di cosiddetta costituzionalità mediante la sottoscrizione dello stesso da parte del Capo dello Stato, che insieme ai propri consiglieri giuridici si ritiene siano bene informati in materia di Costituzione e di diritti in essa contemplati.
Secondo il segretario generale della CGIL, Pippo Scifo sarebbero stati negati agli immigrati clandestini alcuni diritti fondamentali a partire da quello di iscriversi al servizio sanitario nazionale. Se il segretario con tale affermazioni vuol fare intendere che gli immigrati clandestini con il nuovo decreto non potranno essere curati, dichiara ancora Saverese, è bene dire che ciò è falso. Infatti chiunque si può recare presso gli ospedali per ricevere le cure a prescindere dal suo stato di clandestinità o meno. E’ grave poi che il sindacato inviti i sindaci a disattendere le leggi perché, se così fosse, si vivrebbe nella totale anarchia.
Ragusa in Movimento poi rilancia e accusa il sindacato di avere da tempo abbandonato i lavoratori e di non essere intervenuta, invece, quando è stata varata la sciagurata Legge Fornero e tutte le misure della passata legislatura che hanno massacrato intere classi sociali. “La CGIL, lasci perdere il decreto Salvini che è una legge dello Stato e va rispettata. Torni ad occuparsi dei diritti dei lavorati”, conclude Ragusa in Movimento.