La vitamina D è una vitamina liposolubile, chiamata anche calciferolo. La vitamina D è un pro-ormone la cui funzione principale è permettere l’assorbimento del calcio da parte dell’intestino. È presente nell’organismo umano sotto forma di ergocalciferolo e colecalciferolo.
La vitamina D2 è presente negli alimenti di origine vegetale mentre la vitamina D3 nei prodotti di origine animale. Quest’ultima viene sintetizzata attraverso la pelle grazie all’esposizione ai raggi del sole. Una carenza della vitamina D espone al rischio di osteoporosi, specialmente in menopausa, e di altre malattie (depresione,rachitismo, osteomalacia). Sono diversi gli studi effettuati negli anni sulla vitamina D e sulla sua carenza. Uno studio di revisione del 2013 pubblicato sul British Journal of Psychiatry ha analizzato più di 30.000 individui, trovando una correlazione consistente tra carenza di vitamina D e un più alto tasso di depressione, correlazione che comunque secondo lo studio andrebbe confermata con ulteriori ricerche. In un altro studio è stato misurata su trenta pazienti una correlazione tra l’aumento di vitamina D conseguente a somministrazione e il miglioramento dei sintomi depressivi, pur non specificando se i pazienti, che ammettevano di non esporsi a sufficienza alla luce del sole, abbiano contemporaneamente aumentato l’esposizione alla luce solare e la vita all’aria aperta che notoriamente giovano all’umore. In un trial una dose di 300.000 UI intramuscolare è riuscita a migliorare lo stato di depressione in modo statisticamente significativo a distanza di tre mesi.
Carenza di vitamina D e osteoporosi – La Società italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS) sostiene che in Italia l’80% della popolazione sia carente: l’insufficienza di vitamina D interesserebbe circa la metà dei giovani italiani nei mesi invernali. La condizione carenziale aumenterebbe con l’avanzare dell’età sino ad interessare la quasi totalità della popolazione anziana italiana che non assume supplementi di vitamina D. Uno studio italiano del 2003 mostrava che su 700 donne in età postmenopausale il 76% presentava livelli di vitamina D inferiori a 12 ng/ml. Ritenendo tale livello "assolutamente insufficiente". Un altro studio ha rilevato come i neonati italiani siano tra le fasce di popolazioni più carenti, con una prevalenza di oltre il 97%.
Ma quali sono gli alimenti che contengono la vitamina D? L’alimento con la concentrazione più elevata di vitamina D è l’olio di fegato di merluzzo. Tuttavia viene per lo più consumato come supplemento in casi di ipovitaminosi. Tra gli alimenti ad alto contenuto in vitamina D ci sono i pesci. In particolare quelli grassi come l’aringa, il tonno fresco e il salmone in scatola. Rappresentano una buona fonte anche le alici, la trota e lo sgombro. Le uova di gallina hanno un contenuto in vitamina D pari a 1,7μg/100g. Però la troviamo esclusivamente nel tuorlo. Tra le carni l’unico ad averne in quantità apprezzabile è il fegato di maiale. Da qualche anno troviamo anche alimenti fortificati (bevande vegetali arricchite in calcio e vitamina D) allo scopo di impedirne il deficit nella popolazione.