Non solo reddito di cittadinanza, le nuove generazioni in Italia sono una realtà da primato nell’inventarsi il lavoro con 560mila imprese condotte da under 35 che collocano il Belpaese ai vertici dell’Unione Europea in termini di numero di giovani imprenditori.
È quanto emerge dallo studio su “I giovani italiani che creano lavoro” presentato in occasione dell’Assemblea Giovani Impresa della Coldiretti con centinaia di ragazzi e ragazze, provenienti da tutte le regioni, all’apertura dell’open space sull’innovazione con dimostrazioni pratiche sulle esperienze più creative realizzate grazie al talento giovanile lungo la Penisola. C’è un vero esercito di giovani italiani che non si crogiola affatto sul divano, con l’apertura di circa 300 imprese al giorno nel 2018. Il risultato è che – sottolinea la Coldiretti – in Italia quasi una impresa su dieci è condotta da giovani (9%), ma la percentuale sale al 30% tra quelle di nuova apertura nei primi nove mesi del 2018 secondo le elaborazioni su dati Unioncamere.
La presenza di giovani si estende a tutti i settori produttivi, dall’agricoltura all’artigianato, dall’industria al commercio fino ai servizi, ma quelle più gettonate – precisa la Coldiretti – sono, nell’ordine, il commercio al dettaglio, le attività di ristorazione e le coltivazioni agricole e l’allevamento. In Italia i giovani di età compresa tra i 25 ed i 34 anni che hanno un lavoro autonomo sono il 90% in più della Spagna, il 60% in più della Germania, il 53% in più della Francia e in generale sono pari ad un quarto del totale dell’area Euro, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Eurostat dalle quali emerge che i giovani italiani sono i più intraprendenti dell’Unione Europea.
Un dato che solo apparentemente – secondo la Coldiretti – stride con le ultime statistiche secondo le quali in Italia è pari al 66,4% la percentuale di giovani (18-34 anni) che vivono ancora con i genitori nel 2017 rispetto alla media europea del 50%. In realtà questo legame si evidenzia anche nell’elevato numero di imprese familiari la cui presenza – secondo una analisi della Coldiretti – varia da quasi il 60% nel mercato azionario italiano a circa il 90% in settori come l’agricoltura. Una specificità tutt’altro che negativa perché – sostiene la Coldiretti – ha permesso il radicamento territoriale di molte attività imprenditoriali che altrimenti avrebbero rischiato la delocalizzazione.
La famiglia in Italia – sottolinea la Coldiretti – è un punto di riferimento perché al suo interno ha le risorse per sopportare meglio la crisi dal punto di vista economico, ma è anche in molti casi è una palestra ed un trampolino di lancio per consentire ai giovani di esprimere la propria creatività e intraprendenza. “Sono altri i veri ostacoli alla realizzazione delle nuove generazioni che sono costrette a confrontarsi con sistemi formativi spesso insufficienti, una burocrazia impenetrabile nel rapporto con la Pubblica Amministrazione, una diffusa diffidenza nei confronti della giovane età che si ripercuote dai percorsi di carriera all’accesso al credito fino ai ritardi infrastrutturali del Paese che si traducono in un gap competitivo sul mercato globale”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
Le campagne possono offrire prospettive di lavoro sia per chi vuole intraprendere con idee innovative che per chi vuole trovare un’occupazione anche temporanea nelle stalle o nei campi” continua Prandini nel sottolineare l’importanza di lavorare sull’integrazione tra scuola e mondo del lavoro. Il ritorno dei voucher – conclude Prandini – è stato un passo importante che va rafforzato con un maggiore impegno sulla semplificazione per consentire una integrazione al reddito a studenti, pensionati, cassintegrati e disoccupati anche beneficiari del reddito di cittadinanza.