Alessandro Magno fu sepolto vivo. Non morì per un’infezione, alcolismo (sebbene il suo declino inizio proprio con una forte bevuta) o un omicidio, come alcune tesi storiche hanno nel tempo sostenuto. Bensì a causa della sindrome di Guillain-Barré Syndrome, un disturbo neurologico raro autoimmune che lo lasciò paralizzato per sei giorni, privandolo a poco a poco della capacità di camminare, parlare e infine respirare.
La causa fu un’infezione da Campylobacter pylori, comune a quel tempo e causa frequente della malattia. Non solo: il decesso del generale macedone, senza dubbio uno dei comandanti militari di maggior successo della storia, che aveva costruito un vasto impero che si estendeva dalla Macedonia e dalla Grecia fino in Persia, in Egitto e persino in alcune parti del nord dell’India, potrebbe essere il caso più famoso di pseudotanatos, o falsa diagnosi di morte, mai registrato. Quando ne fu dichiarata la morte, infatti, e il suo corpo fu preparato per la sepoltura il condottiero macedone era ancora vivo.
Solo che i medici, con gli strumenti conoscitivi dell’epoca, non se ne accorsero. Lo sostiene una ricerca condotta da Katherine Hall, della Dunedin School of Medicine dell’Università di Otago, pubblicata su The Ancient History Bulletin.