Gli italiani fanno un uso “Fai da te” incontrollato di antibiotici. Quasi 4 su 10 ammettono di prenderli senza prescrizione medica "qualche volta" (33%) e "spesso" (4,8%). Più numerose le donne ("spesso" il 6,7% contro il 2,8% degli uomini, "qualche volta" il 34% contro il 32,1%).
Lo indica il Rapporto Italia 2019 dell’Eurispes, il 31esimo, che quest’anno è dedicato al tema ‘Riscoprire la qualità. La repubblica del ‘ni’ e l’ascesa della ‘qualipatia’". Esistono varie tipologie di antibiotici che si distinguono in base alla loro efficacia contro: cocchi e bacilli Gram-positivi (aerobi): penicillina ad ampio spettro, vancomicina; cocchi e bacilli Gram-negativi (aerobi): cefalosporine, chinoloni, tetracicline, aminoglicosidi; batteri gram + anaerobi: penicillina, clindamicina. Cosa succede se si fa un abuso di antibiotici? L’abuso di antibiotici, con l’andare del tempo, ne causa l’inefficacia, in quanto i microrganismi sono in grado di sviluppare una resistenza nei confronti di un antibiotico che viene assunto con frequenza.
Questa resistenza è il risultato di una mutazione a livello genetico, la quale può essere di due tipi: cromosomica, ovvero una mutazione che si verifica a livello di cromosoma batterico; extracromosomica o Plasmidica, ovvero quando la mutazione avviene a livello del DNA extracromosomico, e, con precisione, a livello dei plasmidi R. L’antibiotico-resistenza rende il microrganismo immune all’antibiotico, annullandone gli effetti.