Una pregnante metafora sull’arte come riscatto dell’esistenza. È il significato della personale di Giovanni Blanco dal titolo "Le cose mosse dallo stesso vento", a cura di Mario Cucè, allestita dal 16 febbraio al 6 aprile nella Galleria Quadrifoglio Arte Contemporanea a Ortigia.
Al centro dell’universo metaforico di Blanco, costruito attraverso una novantina di dipinti di vario formato e oggetti extrapittorici, vi sono delle scimmie, che rappresentano le figure dell’artista e del collezionista. «Il tema della scimmia – spiega Blanco – è ricorrente nell’ambito della storia dell’arte, soprattutto nel Settecento, quando il ruolo dell’artista viene scardinato perché liberato dalle grandi commissioni della storia. Da un lato, questo lo farà emancipare da una produzione per così dire "servile", a favore di una libertà più ampia – penso all’ultimo Goya – ma, allo stesso tempo, non riuscirà a sottrarsi da una crisi che in molti paragoneranno a un labirinto senza uscita».
Eppure «lo sguardo attento sul mondo e il fare dell’arte si pongono nella vita di un uomo come esercizio di riscatto nei confronti dell’esistenza, perché le due cose sono mosse dallo stesso vento». Il percorso espositivo inizia nella prima stanza, dal dipinto di una scimmia con tavolozza e pennello e birilli, simbolo dell’artista, considerato dalla società una figura eccentrica, fuori dagli schemi, che si muove sulla linea di confine tra l’intrattenimento, lo spettacolo e l’espressione poetica. L’opera rappresenta, sono parole di Blanco, «il duplice senso del fallimento e della conquista da parte del pittore nei confronti delle idee e della realtà. La pittura insegna a guardare in maniera paradossale, così feconda e misteriosa che sembra destinata a bruciare e a rigenerarsi».
Nella seconda stanza, una scimmia-collezionista, intenta a contemplare le opere della propria collezione. Sulla parete di fronte si colloca una quadreria traboccante di dipinti e bozzetti mai esposti prima, un accumulo decennale stagliato su un fondo rosso pompeiano. Si tratta di una collezione personale dissonante eppure organica, articolata da una successione di immagini che, in un primo momento, genera caos e spaesamento, ma anche meraviglia nello sguardo del fruitore. Tra le opere e i bozzetti esposti, anche un ritratto a pastello di Charles Darwin, padre della teoria dell’evoluzione.