La dieta della tiroide prevede il consumo di alcuni alimenti che aiutano stare bene e ad evitare il gozzo e gravi disordini neuro-cognitivi. Ecco cos’è la tiroide, i sintomi e la dieta da seguire per star bene e vivere in salute.
Le malattie tiroidee derivano da disfunzioni della tiroide, una ghiandola posta alla base del collo, che produce l’ormone tiroideo, sotto forma di tiroxina (T4) e triiodiotironina (T3). La T3 è la forma attiva dell’ormone e costituisce il 20% del prodotto totale della tiroide. L’80% viene mantenuto nella forma T4, pronto ad essere convertito in T3, secondo le necessità dell’organismo. L’ormone tiroideo regola numerose funzioni del metabolismo, tra cui lo sviluppo del sistema nervoso centrale e l’accrescimento corporeo. Per il corretto funzionamento della tiroide è essenziale lo iodio, la cui carenza può causare gozzo (aumento di volume della tiroide) e gravi disordini neuro-cognitivi.
Ecco i sintomi più importanti se si hanno problemi di tiroide: difficoltà a dimagrire nonostante le diete; tendenza a ingrassare sull’addome, polpacci gonfi, mani e piedi freddi, palpebre gonfie e borse sotto gli occhi soprattutto la mattina, viso paffuto e con tendenza al doppio mento, diradamento delle sopracciglia, capelli secchi, fragili, ruvidi, caduta diffusa, unghie fragili e a lenta crescita, pianta dei piedi di colore giallastro, scarsa sudorazione anche al caldo, intolleranza al freddo, addome gonfio, stitichezza, pelle secca, pallida e ruvida, con ipercheratosi follicolare (aspetto granuloso a “pelle d’oca”) soprattutto sulle braccia, gomiti squamosi; stanchezza mattutina, sonnolenza, mancanza di memoria, tendenza alla depressione, rigidità articolare; livelli di colesterolo aumentati; vulnerabilità alle infezioni, micosi recidivanti, dermatiti atopiche. Qualora questi sintomi siano presenti in numero superiore a 5 e in forma marcata, è consigliabile rivolgersi al medico per un controllo accurato dei parametri di funzionalità delle tiroide. Se i sintomi sono almeno 3, e quando la pigrizia tiroidea procura ricadute solo “estetiche”, possono essere di aiuto la fitoterapia e alcuni accorgimenti nutrizionali.
Una dieta con 2 porzioni di pesce a settimana, latte tutti i giorni e un po’ di formaggio garantisce il 50% del fabbisogno giornaliero di iodio (90 μg nei bambini fino a 6 anni, 120 μg in età scolare (7-12 anni) 150 μg negli adulti). Durante la gravidanza e l’allattamento il fabbisogno aumenta a 250-300 μg al giorno per un corretta funzione tiroidea materna e fetale, indispensabili per lo sviluppo del sistema nervoso centrale del feto. E’ necessario che l’assunzione quotidiana di iodio con l’alimentazione venga integrata. L’utilizzo di sale iodato consente di coprire il fabbisogno giornaliero fornendo 30 μg di iodio per grammo di sale. L’OMS raccomanda di mantenere il consumo giornaliero di sale sui 3-5 g per il rischio di malattie cardiovascolari.
Mantenendo il consumo del sale entro i 3-5g/dì raccomandati si raggiunge una quantità/die di iodio pari a 90-150 μg sufficiente a garantire un adeguato apporto iodico. La iodoprofilassi è indispensabile nelle donne in gravidanza o in allattamento. Anche il Piano nazionale prevenzione 2014 – 2018 prevede l’attuazione di interventi volti a prevenire la carenza nutrizionale di iodio.