E’ naturalmente ancora l’emergenza idrica a tenere banco nel dibattito politico ragusano. Da parte del Comune l’ultimo intervento ufficiale risale alla serata del 6 marzo con un laconico comunicato in cui si afferma che “sottoposte al divieto di consumo dell’acqua per uso potabile ed alimentare di cui alla precedente ordinanza n. 163 del 5 marzo, sono da comprendere per il predetto divieto le vie e zone della città di seguito indicate: via la Pira, via Anfuso, via Madagascar, via n. Colajanni, via P.S. Mattarella, via Aldisio, via Cefalù, via Zancle, via Ortigia, via Motia, via Gorgia, via Psaumida, via Paestum, via M. Nicosia, via C. Terranova, via P. Nenni, Via Berlinguer, via Solunto, Via Caronia, via don Mattia Nobile e tutta la zona artigianale tra di via Cupoletti e via M. Nicosia”.
Poi con cauto ottimismo si comunica che “le analisi di campioni di acqua prelevati sono in corso e che il livello di ammoniaca starebbe già rientrando nella norma e che già dal pomeriggio di domenica 4, quando si ha avuto il sospetto di possibili infiltrazioni, la pompa di sollevamento San Leonardo della sorgente interessata, è stata spenta in via precauzionale” aggiungendo una vera e propria ‘excusatio non petita’ ovvero “prima ancora dell’ordinanza, per la quale è stato necessario attendere il compimento delle prime verifiche, il Comune è quindi intervenuto”.
Alla nota di Palazzo dell’Aquila è stata anche allegata la nuova mappa aggiornata delle zone interessate all’ordinanza, mappa che forse sarebbe stata leggibile meglio da un geniere dell’esercito o da professionisti tecnici anziché dai comuni cittadini. E intanto piovono le critiche delle forze politiche. Gianflavio Brafa, presidente di Italia in Comune ricorda “sembra essere ripiombati nell’incubo del 2013 quando per tre mesi l’acqua fu distribuita soltanto con le autobotti per gli stessi motivi di oggi: presenza di ammoniaca nella sorgente Misericordia e conseguentemente nell’impianto di sollevamento del S.Leonardo e nell’acquedotto” e non lesina le critiche alla passata amministrazione M5 che “nulla ha fatto per risolvere questo gravissimo problema”. Segue poi una riflessione “la presenza di ammoniaca nelle acque, molto probabilmente causata da immissioni di liquami domestici e zootecnici, provoca lo sviluppo di microrganismi per cui vorremmo sapere se nelle acque potabili c’è anche presenza di Escherichia coli, Salmonelle e Cryptosporidium. A questo proposito è necessario, per tranquillizzare i cittadini, pubblicare sul sito del comune le analisi delle acque eseguite dagli organismi pubblici di controllo. Ma soprattutto occorre sapere se ha funzionato il sistema di controllo e allarme, se è vero che già da almeno 7-10 giorni diversi cittadini denunciavano anomalie, quali il colore e l’odore, nell’acqua potabile erogata. Una concentrazione eccessiva di ammoniaca porta infatti alla riduzione dell’efficacia della disinfezione per l’acqua producendo comunemente quegli odori sgradevoli segnalati. E’ quindi assolutamente necessario appurare se ci siano state delle falle nel servizio di sorveglianza che da capitolato dovrebbe essere tutti i giorni di 24 ore su 24 con rilevamento quotidiano del biossido in uscita dall’impianto di sollevamento ( a inizio e fine turno ).
Non sarebbe la prima volta che il gestore di un servizio pubblico non rispetta il contratto. Rifiuti docet. Confidiamo che l’Amministrazione comunale risolva in breve tempo il problema dell’inquinamento dell’acqua, ma soprattutto che ne ricerchi le vere cause e individui i responsabili, ponendo fine una volta per tutte a un drammatico problema che le precedenti amministrazioni non hanno saputo risolvere”. Da parte loro, in un nuovo intervento dopo quello di ieri, i consiglieri comunali pentastellati Zaara Federico, Sergio Firrincieli, Alessandro Antoci, Antonio Tringali e Giovanni Gurrieri rivendicano “solo dopo la nostra sollecitazione in Consiglio comunale, ieri sera, è stata ulteriormente ampliata la mappa delle zone interessate dal provvedimento. Ahinoi, mancava il quartiere di Ragusa Sud, per intenderci via Paestum, Psaumida, Cupoletti, zona artigianale e aree limitrofe. E tutto solo perché ci eravamo posti il problema, anche in seguito alla segnalazione di numerosi cittadini, di quale potesse essere il raggio d’azione dell’impianto San Leonardo andato in tilt dopo l’acquazzone di domenica scorsa”.
Dopo aver comunque assicurato che “non ci interessa speculare politicamente su un atteggiamento così superficiale ancorché dettato dalla situazione di emergenza” i consiglieri grillini proseguono “chiamiamo alle proprie responsabilità, però, in qualità di primo baluardo che deve occuparsi della tutela della salute dei cittadini, il sindaco Cassì e gli chiediamo che tutti i protocolli di sicurezza necessari in casi del genere possano essere attivati e a non ritenere eccessiva nessun tipo di cautela. Una bruttissima prova generale che ci fa preoccupare qualora queste situazioni avessero a riverificarsi. Quanto accaduto, a ogni modo, deve farci interrogare sulla necessità di avviare un controllo a tappeto anche negli altri impianti di sollevamento delle acque affinché non si verifichino ulteriori problemi del genere. A questo punto attendiamo l’esito delle analisi e speriamo che le stesse ci confortino e che, torniamo a ripeterlo, non ci siano conseguenze di alcun tipo per la cittadinanza ragusana”. (da.di.)