Ustekinumab, già disponibile in Italia per la malattia di Crohn, è in grado di far mantenere uno stato di remissione clinica a un anno in adulti con colite ulcerosa da moderata a grave. Questo uno dei principali risultati presentati al 14° Congresso della European Crohn’s and Colitis Organisation (ECCO).
“La colite ulcerosa è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino (MICI) che colpisce in modo specifico il colon” spiega il Prof Paolo Gionchetti, responsabile dell’unità di Malattie infiammatorie croniche dell’intestino Centro di Riferimento Regionale, DIMEC Università di Bologna, Policlinico Sant’Orsola – Malpighi. “L’infiammazione colpisce, in particolare, la mucosa del retto e può estendersi a parte o a tutto il colon, potendo determinare iperemia, erosioni e ulcere a seconda della gravità. Questa malattia è caratterizzata dall’alternarsi di episodi acuti seguiti da periodi di remissione clinica e gli obiettivi principali della base della terapia medica sono spegnere l’infiammazione che scatena i sintomi e mantenere la remissione a lungo termine. In Italia, delle circa 250.000 persone colpite da malattie infiammatorie croniche intestinali, circa 130.000 soffrono di colite ulcerosa”.
La colite ulcerosa, data la natura dei sintomi, può avere un impatto significativo sulla qualità di vita delle persone che ne soffrono: attività quotidiane come trovare un bagno pubblico e pianificare lunghi periodi di viaggio possono essere incredibilmente difficili. I risultati, appena presentati, dello studio di Fase III UNIFI hanno dimostrato l’efficacia della terapia di mantenimento con ustekinumab 90mg, da assumere con iniezioni sottocutanee con trattamento ogni 8 o 12 settimane, nel raggiungere la remissione clinica entro 44 settimane in pazienti adulti con colite ulcerosa. Questa terapia di mantenimento è stata somministrata ai pazienti che avevano già avuto una risposta clinica a 8 settimane dopo una singola iniezione intravenosa di ustekinumab. In particolare, la remissione clinica è stata ottenuta nel 44% delle persone che ha ricevuto la terapia ogni 8 settimane e nel 38% di quelle che l’hanno ricevuta ogni 12, rispetto al 24% dei pazienti che hanno ricevuto il placebo. Questi risultati sono stati inclusi nella richiesta all’Agenzia Europea per i Medicinali per l’approvazione di ustekinumab come trattamento per la colite ulcerosa.
“Questi risultati confermano ed estendono i risultati di efficacia di ustekinumab già mostrati a 8 settimane al termine dell’induzione” commenta Massimo Fantini, Professore associato di Gastroenterologia, Università “Tor Vergata” Roma. “La proporzione di pazienti in remissione clinica, infatti, continua a crescere durante l’anno di trattamento fino a riguardare più di un terzo dei pazienti. Non meno rilevante è il dato che circa il 70% dei pazienti che avevano mostrato una risposta iniziale al trattamento mantengono tale risposta dopo un anno di terapia e che circa il 60% dei pazienti con completa remissione della malattia all’inizio del mantenimento mantengono tale stato ad un anno. In sintesi, questi dati mostrano come ustekinumab possa rappresentare un’ulteriore arma per la terapia della rettocolite ulcerosa”. Oltre alla valutazione della remissione clinica, endpoint primario dello studio, sono stati analizzati infatti anche importanti endpoint secondari, tra i quali la risposta clinica, la guarigione endoscopica, la remissione senza l’utilizzo di corticosteroidi e il mantenimento della remissione clinica, laddove presente all’inizio del periodo di studio.
In generale, questi parametri sono stati raggiunti in percentuale maggiore nei pazienti che hanno ricevuto il trattamento con ustekinumab rispetto al gruppo trattato con placebo. In particolare, a 44 settimane: il 71 e il 68% delle persone cha hanno ricevuto ustekinumab, rispettivamente ogni 8 e 12 settimane, hanno mantenuto una risposta clinica fino a 44 settimane, rispetto al 44% dei pazienti che hanno ricevuto il placebo; la risposta clinica è stata definita come una riduzione rispetto al punto di partenza del punteggio Mayo almeno del 30% e di 3 punti, con un sotto-punteggio di sanguinamento rettale di 0 o 1 o una riduzione di tale parametro rispetto alla condizione di partenza superiore a 1; il 51% dei pazienti in trattamento ogni 8 settimane e il 44% di quelli ogni 12 hanno ottenuto una guarigione endoscopica, confrontato con il 29% di quelli in trattamento con placebo; la guarigione a livello endoscopico è stata determinata come miglioramento dell’aspetto della mucosa e definito da un sotto-punteggio Mayo per l’endoscopia di 0 (mucosa normale o malattia inattiva) o 1 (attività lieve della malattia); il trattamento con ustekinumab ogni 8 settimane e ogni 12 ha indotto una remissione senza l’utilizzo di corticosteroidi, rispettivamente, nel 42 e 38% dei soggetti, contro il 23% nel caso di placebo; la remissione è stata definita come un punteggio Mayo di al massimo 2, senza nessun sotto-punteggio superiore a 1.
In generale, il profilo di sicurezza mostrato da ustekinumab nei pazienti con colite ulcerosa è analogo a quello ottenuto nei precedenti studi condotti per la malattia di Crohn. Durante le 44 settimane di studio, i soggetti hanno mostrato eventi avversi, anche seri, e infezioni, sia gravi sia no, senza distinzione di trattamento ricevuto. La percentuale che ha interrotto lo studio era minore nei due gruppi in trattamento con ustekinumab rispetto al placebo. All’interno del gruppo primario dello studio di mantenimento, non è stata riportata nessuna morte mentre si sono verificati due casi di tumori maligni, diversi da tumori della pelle non melanoma (un caso di tumore al colon nel gruppo con trattamento ogni 8 settimane e un caso di carcinoma papillare renale).
Un paziente ha sviluppato un tumore della pelle non melanoma. Un altro risultato interessante è il raggiungimento della guarigione della mucosa del colon. Nel gruppo sul quale è stata valutata, la singola somministrazione intravenosa di ustekinumab induceva, già dopo 8 settimane, un maggiore tasso di guarigione endoscopica, istologica e combinata (guarigione endo-istologica a livello della mucosa) rispetto al placebo. Nel caso dei pazienti che non avevano raggiunto questa risposta dopo la “somministrazione di induzione”, circa il 10% ha mostrato una guarigione a livello della mucosa dopo una successiva dose sottocutanea di ustekinumab. Questo parametro permette di dare una valutazione di come la mucosa del colon risponde alla terapia ed è correlato al miglioramento di outcome clinici a lungo termine, quali una riduzione del rischio di recidive e della necessità di intervento chirurgico o di ospedalizzazione e un minor rischio di sviluppare un cancro. Completato lo studio di mantenimento, verrà portato avanti uno studio di lungo termine di altri tre anni.