Apple risponde alle accuse di Spotify. Daniel Ek si era rivolto alle autorità antitrust europee accusando la Mela di imporre freni e restrizioni ai servizi di musica in streaming concorrentia vantaggio del suo Apple Music, ma ora le accuse sono rispedite al mittente.
"Dopo avere usato per anni l’App Store per far crescere esponenzialmente le sue attività, Spotify punta a mantenere tutti i benefici del sistema di App Store, inclusi gli alti ricavi generati dai clienti, senza versare il dovuto", ha spiegato Apple in una lunga nota. L’azienda di Cupertino ha voluto essere chiara: "Abbiamo approvato e distribuito quasi 200 aggiornamenti della app per conto di Spotify, risultando in oltre 300 milioni di copie della sua app scaricate. L’unica volta che abbiamo richiesto aggiustamenti è stato quando Spotify ha cercato di schivare le stesse regole che ogni altra app segue". Apple ha definito ‘particolarmente sorprendente’ quanto sostenuto dall’azienda svedese, secondo cui la sua app è stata bloccata sull’Apple Watch. "Quando Spotify ha fatto richiesta per la sua app per l’App Watch nel settembre 2018, l’abbiamo rivista e approvata nello stesso modo e con la stessa velocità di ogni altra app.
Infatti, l’app Spotify Watch è attualmente la app numero uno nella categoria Watch Music". Secondo il gruppo svedese, inoltre, la sua app è stata bloccata anche su Siri, l’assistente vocale di Apple, e sugli speaker HomePod. Apple sostiene che Spotify «vuole tutti i benefici di una app gratuita senza essere gratuita". In totale, rileva Apple, l’84% delle app sull’App Store non paga nulla quando la loro app viene scaricata e usata. "L’unico contributo che richiediamo riguarda servizi e prodotti digitali acquistati all’interno di una app che utilizza il nostro sistema sicuro per gli acquisti interno all’app stessa". Il riferimento è alla commissione del 30% sui ricavi generati il primo anno da un abbonamento annuale. Di questo Spotify si è lamentata ma Apple ha sottolineato che l’azienda "non ha detto che quella percentuale scende al 15% dall’anno successivo".