“L’omeopatia cambia verso…” è il titolo del convegno triennale della Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata (SIOMI) che si è tenuto a Firenze nei giorni 15-17 marzo si è svolto il Seminario internazionale dal titolo “Advances in Homeopathy: a new scientific and social perspective”.
Finalmente è arrivata la svolta! Quello che non si è saputo spiegare per tutti questi anni e che ha esposto l’omeopatia ad una condanna della scienza che l’ha classificata come un sistema di cura non plausibile poichè priva di molecole oggi è stato sfatato. Grazie agli studi di Jayesh Bellare, docente di ingegneria chimica a Munbai (India), che con il microscopio elettronico a trasmissione (TEM) ha dimostrato in maniera incontrovertibile la presenza di un rilevante numero di molecole di principio attivo in tutte le diluizioni omeopatiche dalla 6CH alla 200CH. Tali molecole che si mantengono in numero pressochè costante in tutte le successive diluizioni vengono stabilizzate dai metasilicati provenienti dal vetro utilizzato per preparare le diluzioni stesse.
Questi aggregati costituiscono una riserva chimica di molecole che possono interagire con i substrati biologici e conferire l’effetto all’attività del medicinale omeopatico. Certo, sono piccole dosi (nanomoli), ma sufficienti a costruire una risposta terapeutica secondo i principi della farmacologia delle microdosi, una parte della farmacologia ortodossa sempre più in sviluppo negli ultimi anni. Al Seminario è stato sottolineato come i risultati osservati siano spiegabili con il meccanismo dell’ormesi (stimolazione a basse dosi), come ha ribadito Edward Calabrese, tossicologo dell’Università di Ahmerst, Massachusetts, massimo esperto al mondo di questo sistema di interazione delle sostanze con gli organismi viventi.
In pratica si tratta di un rovesciamento di azione tra una dose (grande) tossica e una dose (piccola) che ha invece un effetto terapeutico. Come l’omeopatia, la quale si basa sulla somministrazione di dosi infinitesimali di sostanze che ad alte dosi hanno proprio una azione tossica sull’organismo (principio della similitudine omeopatica). I principi della farmacologia delle microdosi e dell’ormesi furono annunciati già nel 2006 dal prof Andrea Dei dell’Università di Firenze e adottati come modello operativo dalla Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata (SIOMI). In questo convegno sono stati mostrati ulteriori risultati a conferma di questa predizione: una lungimiranza che oggi ha ricevuto finalmente chiare conferme scientifiche.
Dunque non più memoria dell’acqua, un concetto scientificamente implausibile, ma molto più chiaramente normali interazioni chimiche tali e quali a quelle che avvengono nel nostro organismo con i farmaci prescritti dalla medicina ortodossa per promuovere la nostra guarigione.