Ministero della Salute: le intossicazioni alimentari e gli avvelenamenti da tossine naturali presenti sia nelle piante e nei funghi sia in alcuni alimenti come prodotti ittici (pesce) e conserve possono essere pericolosi. Ecco le raccomandazioni e la guida per una alimentazione sicura. Non sempre infatti piante, funghi, alghe ecc. hanno effetti benefici, come si potrebbe pensare collegando i concetti di “naturale” e “innocuo”; possono invece manifestarsi, a seguito del loro consumo effetti tossici e nocivi. Spesso può succedere di confondere una specie di pianta tossica con una commestibile o, ancora più spesso, di consumare un fungo tossico o velenoso fino a costituire un pericolo mortale. Stesso problema può verificarsi per la presenza nela pesce, ma soprattutto nei molluschi, di biotossine allorquando provengono da acque le cui caratteristiche chimiche, microbiologiche e del fitoplancton non sono controllate. A causa dell’ingestione di funghi velenosi, ogni anno ci sono casi di intossicazioni con esito infausto, sia per decesso sia per trapianto di organi vitali.
L’intossicazione che si verifica per l’ingestione di vegetali come alimento è, il più delle volte, dovuta allo scambio di specie tossiche con quelle commestibili, ad esempio la mandragora per borragine o il colchico per aglio selvatico. In alcuni casi, però, le intossicazioni sono causate da informazioni diffuse in modo errato dai mass media, per esempio, l’uso dei fiori di ginestra come ingrediente in diverse ricette (frittate…). Spesso anche i funghi commestibili sono scambiati con quelli velenosi, come il Cantharellus cibarius (il noto gallinaccio o finferlo) con l’Omphalotus olearius (fungo dell’ulivo), oppure la Macrolepiota procera con l’Amanita pantherina e tanti altri… Ma più pericoloso, in quanto mortale, è lo scambio della Amanita phalloides con i comuni prataioli. Alcuni microrganismi formano tossine che si accumulano nei tessuti di alcuni pesci e il consumo di questi alimenti, determina la comparsa di intossicazioni, anche severe.
Le tossine più importanti 8 sono le tossine della sindrome sgombroide, la tetrodoxina, la saxitossina e le ciguatossine. Queste tossine determinano quadri clinici diversi in rapporto al tipo di tossina: le manifestazioni cliniche variano dai disturbi gastrointestinali, alle vertigini, ai deficit sensoriali e motori. L’intossicazione dovuta al consumo di pesce sia fresco sia conservato sott’olio, come tonno, acciughe, aringhe, è più frequente di quanto si pensi. Infatti, se il pescato non è adeguatamente refrigerato, può essere contaminato da notevoli quantità d’istamina e, appena ingerito, scatenare una reazione cutanea con rossore molto intenso, nausea, vomito e mal di testa (Sindrome sgombroide). Anche l’ingestione di prodotti ittici contaminati da biotossine può determinare problemi per la salute, a volte molto pericolosi.
Infatti, i molluschi bivalve (cozze, vongole, ostriche) possono accumulare significative quantità di tossine prodotte da alghe tossiche, che passano all’uomo dopo la loro ingestione. Anche il consumo di pesce di grossa taglia, per esempio il barracuda, nei paesi tropicali, può portare all’ingestione di una tossina (ciguatossina), accumulata nella carne del pesce. Questa tossina contamina il barracuda, che si nutre di pesci più piccoli, erbivori, a loro volta infestati da plancton tossico. Sostanzialmente l’aspetto e il sapore del pescato contaminato non si modifica, perciò l’unico modo per prevenire il pericolo di gravi intossicazioni è consumare solo prodotti ittici controllati e certificati.
Anche la conservazione domestica di verdure e altri alimenti sott’olio può essere pericolosa per la possibile formazione di tossina botulinica che, se ingerita, può causare intossicazioni tanto severe da richiedere ricovero in rianimazione.