La cannella nella dieta per dimagrire come potente brucia grassi e contro l’obesità. E’ quanto emerge da uno studio condotto all’University of Michigan Life Sciences Institute. Secondo i ricercatori la cannella riattiva il metabolismo, grazie all’aldeide cinnamica, olio essenziale che conferisce alla cannella il suo sapore, che migliora infatti la salute metabolica, agendo direttamente sulle cellule di grasso, o adipociti, inducendoli a iniziare a ‘bruciare’ energia tramite un processo chiamato termogenesi.
Durante i test gli studiosi hanno visto che l’aldeide cinnamica proteggere i topi dall’obesità e dall’iperglicemia. Il team di ricerca ha testato degli adipociti umani da volontari che rappresentano varie età, etnie e indici di massa corporea. Quando le cellule sono state trattate con l’aldeide cinnamica, i ricercatori hanno notato una maggiore espressione di diversi geni ed enzimi che migliorano il metabolismo dei lipidi. Durante la ricerca è emerso con l’uso della cannella un aumento di Ucp1 e Fgf21, importanti proteine regolatorie metaboliche coinvolte nella termogenesi. Adesso i ricercatori vogliono capire come sfruttare i benefici metabolici senza effetti collaterali.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Metabolism. La cannella o cinnamomo (Cinnamomum verum J.Presl, sin. C. zeylanicum Blume) è un albero sempreverde delle famiglia delle Lauracee, originario dello Sri Lanka, dal quale si ricava l’omonima spezia diffusa in Europa quanto in Asia. Ha un aroma secco e pungente che ricorda quello dei chiodi di garofano con una nota pepata. La cannella dello Sri Lanka ha un aroma ugualmente profumato, ma meno aspro e più dolce. A differenza di altre droghe da cucina la cannella non si ricava dal seme o dal frutto, bensì dal fusto e dai ramoscelli che assumono il classico aspetto di una piccola pergamena color nocciola, una volta liberati del sughero esterno e trattati. La cannella può essere venduta in questa forma e sbriciolata al momento dell’uso, oppure essere venduta in polvere. Esiste anche un olio essenziale di cannella, ottenuto facendo macerare la corteccia in acqua marina e distillando.
Il liquido ambrato che se ne ricava contiene aldeide cinnamica per circa il 90% ed è usato più frequentemente come principio medicamentoso che come spezia di cucina. La spezia che si ricava dalla Cinnamomum zeylanicum è la più fine e costosa. La cannella Cinnamomum cassia Nees, anch’essa della famiglia delle Lauraceae, è detta anche cassia ed ha un aroma più aspro, ma è meno costosa, per cui è frequente. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Metabolism. Questa spezia ha un potere antiossidante (ORAC) tra i più elevati, un indice di valore 267536, circa 62 volte quello della mela, considerata per parte sua un ottimo antiossidante che contiene tannini, aldeide cinnamica nell’olio essenziale, eugenolo, canfora. Usata tradizionalmente contro le infreddature e come antibatterico e antispastico, le viene oggi riconosciuta scientificamente la capacità di abbassare il colesterolo e i trigliceridi nel sangue, contribuendo ad alleviare i disturbi dell’ipertensione; inoltre esercita una funzione antisettica sui disturbi dell’apparato respiratorio.
Secondo alcune ricerche contribuirebbe a regolare la glicemia postprandiale sia nei pazienti obesi che in quelli normopeso; due metanalisi, di cui una molto recente, mostrerebbero numerosi effetti benefici della spezia sui pazienti diabetici, anche se alcuni studi non hanno confermato questi risultati. La medicina Ayurvedica e quella cinese la usano per i problemi mestruali, nel trattamento delle febbri, in alcuni disturbi intestinali e per i problemi legati al freddo in quanto ha un effetto riscaldante.
L’olio essenziale di cannella ha una forte attività antimicotica e favorisce la circolazione periferica se frizionato sulla pelle. A fine giugno 2011, alcuni ricercatori dell’Università di Tel Aviv avrebbero rilevato che una somministrazione nel tempo di estratto di cannella su modelli animali (una popolazione di topi), in presenza di altre determinate condizioni patologiche preesistenti, può contribuire in alcuni individui predisposti ad un parziale rallentamento nello sviluppo della malattia di Alzheimer. Lo studio, non eseguito in vitro o su una popolazione di esseri umani, è stato pubblicato dal Dipartimento di Zoologia dell’UTA. L’estratto è chiamato CEppt ed è stato provato su topi geneticamente modificati.