Sulla grave aggressione al Pte di Comiso interviene il presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Ragusa Gaetano Monsù. “Vedere un luogo creato per alleviare le sofferenze delle persone che somiglia ad un “campo di battaglia” fa male al cuore, tutto intorno indica che si è consumato un atto di violenza, un’aggressione inspiegabile e gratuita.
Vittima dell’aggressione è un infermiere (proseguita poi anche ai danni di medici ed altro personale) che era lì solo per prendersi cura delle persone. Ciò è di una gravità unica e dovrebbe far protestare chiunque a vario titolo usufruisce di tale luogo, tutti dovrebbero sentirsi coinvolti: cittadini, istituzioni pubbliche, organismi dirigenziali dell’Asp, colleghi e lavoratori dovrebbero sentirsi colpiti direttamente”. A dirlo è il presidente dell’Ordine. Paradossalmente – continua Monsù – viene preso maggiormente di mira chi è in prima linea, chi opera nei servizi di urgenza ed emergenza. Il luogo deputato a salvare vite ed alleviare le sofferenze acute. Sicuramente molteplici sono i problemi che affliggono la sanità ma si dovrebbe fare in modo di mettere in campo tutte le soluzioni possibili per risolvere quelli che affliggono i sistemi di urgenza ed emergenza.
L’ormai cronico problema di mancanza di personale (infermieri e medici) incrementa ed estremizza gli atti di violenza in tali luoghi che possono anche sfociare in drammi irreparabili dove le vittime designate sono coloro (infermieri e medici principalmente) che in tale sistema operano e si prodigano per il bene altrui. Un pensiero, inevitabile e reale, che mi porta maggiore preoccupazione, è quello che nell’approssimarsi del periodo estivo nel quale i lavoratori usufruiranno, giustamente, delle ferie estive il totale del personale presente necessariamente diminuirà e si acuirà la problematica. Gli atti di violenza devono essere condannati in maniera dura e senza tentennamenti di sorta, bisogna che chi è deputato a farlo dia segnali forti e fermi. L’episodio di violenza al Pte di Comiso è grave e deve fare riflettere tutti: cittadini e addetti ai lavori.
Abbiamo le “armi” per combattere le malattie e i drammi quotidiani che minano la salute e la vita stessa delle persone, siamo preparati a questo, ma non siamo addestrati a fronteggiare le aggressioni fisiche e verbali degli utenti, anche perché riteniamo di essere in sintonia e al fianco di chi “soffre” e mai “contro” di essi; non siamo il “nemico” ma siamo l’amico che vi aiuta e vi sta accanto nei momenti difficili della vita lottando con ed insieme con voi”.