"Salini Impregilo cambiera’ nome". Lo dice, in un’intervista al Corriere della Sera, Pietro Salini, amministratore delegato di Salini Impregilo. "Stiamo lavorando con i creativi – spiega – per rappresentare l’idea di un gruppo internazionale con ambizioni globali frutto di un’orchestra di competenze".
Per costruirlo "con il supporto delle banche e di investitori istituzionali, la famiglia Salini e’ pronta a diluirsi sotto la quota di maggioranza, pur restando azionista di controllo. Quel che conta e’ l’operazione per il Paese mettendo in secondo piano l’ego di noi imprenditori per i quali fa premio spesso la personalita’ rispetto al progetto". "Stiamo costruendo un sogno – aggiunge Salini – proprio in un momento in cui il Paese sembra appiattito sul presente. Si tratta di un progetto industriale che mira a garantire un futuro ad oltre 30 mila persone che ora rischiano di perdere il lavoro".
Salini precisa che non si tratta di "un’operazione di salvataggio di imprese decotte" ma "di un’operazione d’intervento tra imprese e istituzioni finanziarie a supporto di un progetto per il sistema-Paese. I nostri interlocutori stanno visionando in questi giorni il piano industriale della risultante". "Mi piacerebbe essere il traghettatore di questo progetto – aggiunge – ho 60 anni e le forze per farlo, ma non e’ una questione di poltrone. La societa’ diventera’ a tutti gli effetti una public company con le migliori pratiche di corporate governance".
La questione che conta, sottolinea, "e’ quella di voler riattivare 400-500 mila posti di lavoro, che non si creano per decreto. E investire sulla sicurezza, su cui non si possono fare sconti, coinvolgendo i sindacati anche sulla formazione dei giovani attraverso master e percorsi universitari ad hoc". "Questa operazione ha una connotazione industriale e di mercato – conclude – Dobbiamo riattivare cantieri bloccati per 36 miliardi di euro, in 14 regioni, e dare un futuro a migliaia di persone e alle loro famiglie".