Abbassare la glicemia in modo naturale e con la dieta. Come regolare la glicemia di notte e dopo il pasto?. La glicemia è la concentrazione di glucosio nel sangue. Il glucosio è fondamentale per l’organismo poiché è il nutriente essenziale per tutte le cellule che lo prelevano direttamente dal sangue.
La principale fonte di glucosio sono gli alimenti, ma, in misura minore, esso può anche essere sintetizzato ex novo a partire da protidi e lipidi all’interno dell’organismo stesso. Il corpo umano possiede un sistema di regolazione intrinseco che consente di mantenere relativamente costante la glicemia durante l’arco della giornata. La regolazione della glicemia avviene ad opera di specifici ormoni: gli ipoglicemizzanti, che abbassano la glicemia, e gli iperglicemizzanti, che la innalzano. Il principale ormone ipoglicemizzante è l’insulina, prodotta dal pancreas ed indispensabile per il metabolismo degli zuccheri.
Per un diabetico, uno degli obiettivi più importanti è mantenere la glicemia il più possibile all’interno dell’intervallo di normalità durante l’intera giornata. A tal fine è necessario eseguire l’automonitoraggio quotidiano dei livelli di glucosio nel sangue, attraverso una serie di operazioni quotidiane che vanno sotto il nome di autocontrollo. La glicemia, a digiuno, varia generalmente in un intervallo piuttosto ristretto, tra i 70 e i 110 mg/dl. La persistenza di valori più elevati, detta iperglicemia, può portare alle complicazioni tipiche del diabete (problemi alla vista, infezioni ricorrenti, problemi ai reni, ecc.).
Valori troppo bassi, ipoglicemia, possono provocare seri danni al cervello e causare addirittura il coma o la morte. Nelle ore successive ad un pasto, con la digestione dei carboidrati, la glicemia si alza progressivamente fino a raggiungere picchi di 150 mg/dl. Maggiore il carico glicemico del pasto, maggiore sarà l’aumento della glicemia postprandiale. Quando, in seguito ad un pasto, la concentrazione di glucosio nel sangue aumenta, il pancreas libera l’ormone insulina per innescare diversi processi metabolici che hanno come conseguenza: la trasformazione del glucosio in glicogeno: il glucosio in eccesso nel sangue viene trasformato in glicogeno, un polisaccaride formato dall’unione di migliaia di molecole di glucosio.
Il glicogeno viene immagazzinato come riserva energetica nel fegato (fino ad un massimo di 120 grammi circa negli adulti) e, in quantità ancora superiore, nei muscoli (circa 300 grammi, variabile comunque a seconda della massa muscolare). Le persone affette da diabete mellito di tipo 1 non sono in grado di produrre insulina e devono perciò ricorrere ad una fonte esterna di insulina (tramite un’iniezione) per abbassare la glicemia. Il diabete di tipo 2 (causato spesso dall’obesità) consiste invece in una ridotta sensibilità all’insulina (insulino-resistenza). La glicemia durante la notte e quindi a digiuno si abbassa fino a raggiungere i livelli minimi.
Per evitare che la concentrazione di glucosio nel sangue scenda oltre una certa soglia (ipoglicemia), l’organismo dispone di diversi processi metabolici, attivati sempre dall’insulina (ma in questo caso dalla sua assenza) e dalla presenza di altri ormoni, come ad esempio il glucagone: trasformazione del glicogeno in glucosio: il glucosio immagazzinato nel fegato viene trasformato in glucosio ed immesso nella circolazione sanguigna, in modo da innalzare la glicemia. Il glicogeno immagazzinato nei muscoli non può essere liberato nel sangue, ma può essere utilizzato dai muscoli stessi come fonte energetica.
Uno studio condotto dal Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Pisa ha dimostrato che mangiare prima fibre e proteine nei pasti principali in cui siano presenti carboidrati (per esempio la pasta) è un “trucco” in grado di determinare una riduzione significativa della glicemia post-prandiale. «Le fibre solubili di cui sono ricchi i vegetali assorbono molta acqua e formano così una sorta di gel che rende i carboidrati meno accessibili agli enzimi digestivi, riducendone e rallentandone l’assorbimento nel tratto ntestinale.
Inoltre, le fibre sono anche prebiotici, cioè favoriscono la crescita del microbiota intestinale al quale diversi studi hanno riconosciuto un ruolo centrale nella protezione dell’insulinoresistenza », afferma la specialista. Altre dritte per ridurre l’assorbimento di zuccheri: a colazione abbina un frutto a un alimento proteico come il latte o lo yogurt; a pranzo e a cena associa invece le verdure a una porzione di proteine (carne magre, pesce, uova, formaggi meno grassi, legumi, soia).