"Noi non siamo piu’ disponibili ad accettare norme che non siano chiare e precise su quando e come vengono pagate le imprese. Perche’ leggi che lascino senza termini prefissati, che non diano chiare indicazioni o demandino a decreti attuativi le autorizzazioni, a noi non interessano piu’, siamo ormai arrivati al capolinea".
E’ perentorio in un’intervista all’ITALPRESS il presidente dell’Ance, Gabriele Buia, di fronte alle contraddizioni emerse nel decreto Crescita (appena rinviato dall’Aula della Camera in commissione) sull’emendamento che istituisce il fondo di solidarieta’ per le imprese creditrici, eliminando pero’ i termini del pagamento urgente e scaricando sulle imprese l’onere di dimostrare il credito stesso. Lo stesso Buia nei giorni scorsi aveva sollecitato l’introduzione di quel fondo ma ora alza la guardia, perche’ "senza immediatezza e concretezza – dice – non serve a niente e nessuno".
"Non possiamo piu’ permetterci che le imprese chiudano e si continuino a perdere posti di lavoro e professionalita’. Spero che su questo ci sia una sensibilizzazione del legislatore", sottolinea Buia, che in merito alla prospettiva di un aumento dell’Iva afferma: "Se la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia (23-24 miliardi) arrivasse a scapito degli investimenti, noi non siamo d’accordo, e lo abbiamo sempre detto, perche’ penalizzerebbe ancora di piu’ la crescita. E’ chiaro che il governo dovra’ prendere una decisione dopo le ferie, quando si comincera’ a parlare di legge di bilancio, e li’ dovremo avere dei riscontri in base alla discussione di questi giorni con l’Europa.
Su questo dobbiamo essere molto attenti: non possiamo permetterci oggi una tensione con l’Europa che porterebbe al rialzarsi del differenziale con i bund tedeschi, perche’ questo danneggerebbe la fiducia degli investitori e gli investimenti nostri, che sono due elementi essenziali non solo per il mondo delle costruzioni ma per il sistema Italia".