La dieta alcalina è la dieta ideale per combattere i tumori? No, secondo quanto si spiega l’Airc. Nessuna dieta da sola può curare il cancro. La dieta alcanina non combatte il cancro perché gli alimenti non sono in grado di modificare il pH dei tessuti, che è finemente regolato dal nostro organismo.
La Fondazione Airc per la ricerca sul cancro spiega in una nota il perché la dieta alcalina non combatte il tumore. “ L’idea che sia possibile combattere il cancro rendendo basico il pH dei tessuti con un intervento dietetico esterno è priva di fondamento scientifico.I succhi gastrici necessari alla digestione sono intensamente acidi e sono quindi in grado di acidificare un alimento alcalino subito dopo che lo abbiamo ingerito e ben prima che venga assorbito. Il pH dell’organismo è pari a 7,4: questo valore rappresenta un punto di equilibrio essenziale per la sopravvivenza, equilibrio che viene salvaguardato dai processi metabolici. Se davvero riuscissimo ad alcalinizzare il nostro pH, andremmo in alcalosi metabolica, una situazione che si verifica in alcune malattie e che richiede un immediato intervento medico perché può essere potenzialmente mortale.
Nessuna dieta da sola può curare il cancro. Che cos’è la dieta alcalina? La cosiddetta “dieta alcalina” si basa sull’assunzione di alimenti che, secondo chi la sostiene, dovrebbero portare il pH del corpo verso l’alcalinità (il contrario dell’acidità). Secondo alcuni questa dieta avrebbe proprietà benefiche anche contro il cancro. La base teorica, per così dire, di questa credenza non scientifica è spiegata in dettaglio in questa scheda. Per capire se ci può essere qualcosa di vero in certe affermazioni, occorre partire dal termine “alcalino” che si riferisce a un parametro chimico: il grado di alcalinità, indicato da un valore di pH superiore a 7.
Siamo attorniati da sostanze acide e basiche. Il pH misura la concentrazione degli ioni idrogeno in un liquido, e quindi la sua acidità o alcalinità. I valori del pH vanno infatti da 0, per gli acidi più forti, fino a 14, che rappresenta il massimo dell’alcalinità. Le sostanze alcaline sono dette anche “basi”, una sostanza con pH molto alto è definita una “base forte”. Il valore intermedio della scala, il 7, è quello dell’acqua distillata, ovvero acqua in cui non è disciolta alcuna sostanza in grado di spostare l’equilibrio verso l’acidità o l’alcalinità. L’acqua distillata quindi ha pH neutro e non è né acida né alcalina. Nella vita quotidiana possiamo venire in contatto con sostanze più o meno acide – come il succo di limone, l’aceto e il caffè – o più o meno basiche – dall’ammoniaca fino alla soda caustica (di cui è nota l’estrema pericolosità dovuta proprio al fatto che è estremamente basica).
I succhi gastrici che ci aiutano a digerire i cibi sono fortemente acidi (hanno un pH compreso tra 1 e 2): contengono infatti acido cloridrico, una sostanza che è venduta, diluita e impura, con il nome di acido muriatico. Il sangue e i tessuti sono leggermente alcalini, con lievi oscillazioni attorno al valore di pH 7,4: l’equilibrio attorno a questo valore (con brevi escursioni fino a 7,3 o a 7,5 per qualche minuto) è cruciale per il funzionamento dell’organismo. Questo equilibrio, detto “equilibrio acido-base”, è mantenuto grazie a meccanismi automatici molto efficienti, basati sulla respirazione (che insieme all’aria espirata fa uscire dall’organismo le sostanze volatili in eccesso).
In misura minore il pH del sangue è mantenuto anche dall’attività dei reni, che con le urine elimina le sostanze non volatili responsabili di un eventuale squilibrio. Quando assumiamo una sostanza acida (come una spremuta di agrumi o un succo di pomodoro) o una alcalina (come un cucchiaio di bicarbonato di sodio) il corpo si mette subito in moto: alcuni sensori avvertono lo squilibrio e attivano i meccanismi che permettono al pH del sangue di tornare al valore di 7,4. Se qualcosa non funziona, l’organismo entra in uno stato di acidosi metabolica o, al contrario, di alcalosi metabolica, che rischia di portare alla morte in breve tempo.