Il Sud, nei primi mesi del 2019, vede affievolire la sua capacita’ di spinta economica, e i segnali di frenata, gia’ ampiamente visibili a fine 2018, rischiano di diventare veri e propri arretramenti. E’ quanto emerge dall’analisi di mezza estate condotta da Confindustria e SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (Centro studi del Gruppo Intesa Sanpaolo).
Alla presentazione hanno partecipato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, e il ministro per il Sud, Barbara Lezzi. L’analisi sottolinea come abbia smesso di crescere il numero delle imprese: dopo molti trimestri di aumento, infatti, nei primi mesi del 2019 le imprese attive sono meno di 1 milione settecentomila (esattamente come un anno fa). All’interno di questo insieme, aumentano le imprese di capitali, che sono al Sud ormai quasi 330 mila, con una crescita del 5,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ma di queste, solo 25 mila hanno piu’ di 9 dipendenti.
I disoccupati sono circa 1,5 milioni, mentre molti di piu’ sono gli inattivi. Il tasso di attivita’ si ferma al 54% e quello di occupazione al 43,4%. Resta particolarmente elevata la disoccupazione giovanile, che raggiunge il tasso record del 51,9%: in pratica, piu’ di un giovane meridionale su due non lavora. L’emergenza lavoro per i giovani, che ha caratterizzato la fotografia del Sud degli ultimi anni, secondo il rapporto, non accenna a ridursi, sebbene solo un quarto circa delle domande di reddito di cittadinanza presentate facciano riferimento a persone di eta’ inferiore a quarant’anni.