Il mattone e il risparmio: sono sempre loro gli elementi determinanti per misurare la ricchezza degli italiani. Lo confermano le recenti stime elaborate dall’Istat e dalla Banca d’Italia che fanno luce sulle attivita’ patrimoniali delle famiglie e delle societa’ non finanziarie e sulla loro evoluzione nel tempo.
Non solo immobili, pero’. C’e’ un altro studio che fa chiarezza sulla ricchezza del Paese. Si tratta di un’indagine condotta dal Centro Luigi Einaudi-Intesa Sanpaolo dalla quale emerge che, anche nel 2019, gli italiani hanno risparmiato tanto: una quota del proprio reddito che mai era stata tanto elevata, almeno dal 2003. Lo studio conferma che, infatti, i cosiddetti "bancarizzati" (persone in possesso di un conto corrente/postale), hanno messo da parte il 12,6% del proprio reddito. Questi dati su immobili e risparmio sono, pero’, una cartina di tornasole che mette in evidenza l’immobilismo dei patrimoni nostrani: un terzo della ricchezza finanziaria degli italiani, ossia 1,3 miliardi di euro, dorme nei conti correnti.
Entra qui in gioco il wealth management che ha di fronte grandi sfide con le quali misurarsi. Anche perche’, tra l’altro, in ambito immobiliare le compravendite languono: come spiega il primo osservatorio sul mercato immobiliare relativo all’anno in corso redatto da Nomisma. "L’offerta immobiliare in Italia, in particolare di abitazioni, e’ tre volte superiore alla domanda, in un contesto in cui i prezzi continuano a scendere, registrando un -20% dal 2011. L’Italia e’ l’unico paese europeo in cui i prezzi delle case sono ai minimi storici, superando anche la Grecia che, colpita dalla grave crisi che tutti conosciamo, quest’anno ha recuperato il 3% dai minimi storici", commenta Gian Maria Mossa, amministratore delegato di Banca Generali, che aggiunge: "L’abbondante offerta di case, l’aspettativa nella ripresa dei prezzi e i tassi d’interesse molto bassi per finanziare l’acquisto delle case sembrano rendere appetibile l’investimento nel mattone, ma e’ importante considerare alcune aspetti legati alla liquidita’ dell’investimento e il peso nell’equilibrio complessivo del patrimonio; a questo riguardo per un’accurata diversificazione occorre non trascurare le altre differenti opportunita’ che si presentano per una gestione patrimoniale piu’ efficiente e sicura".
Un clima di diffidenza, dunque, con gli italiani che restano, comunque, poco vogliosi di rischiare. Tanto che gli investimenti maggiori si concentrano sempre sulle obbligazioni ordinarie che hanno un grado di diffusione molto elevato: i risparmiatori italiani ne detengono un controvalore pari a circa 64 miliardi di euro, il 21% del valore di tutte le obbligazioni in circolazione emesse dalle banche italiane. La raccolta di alcuni istituti bancari fa pensare, invece, che ci sono sempre piu’ clienti che cercano soluzioni nuove con programmi su misura.
E’ il caso della banca guidata da Mossa. Nel mese di giugno, l’istituto ha registrato un notevole risultato nella consulenza evoluta con una raccolta pari a 400 milioni di euro nel mese. Ancora piu’ brillante il dato se analizzato da inizio anno. In pochi mesi, infatti, la richiesta di consulenza evoluta e’ cresciuta del 78% rispetto ai 2,3 miliardi al 31 dicembre 2018, raggiungendo il livello di quattro miliardi. "Lo scenario economico, sociale e politico offre ogni giorno nuovi stimoli ma anche nuove sfide, che perfino i clienti piu’ esperti vogliono affrontare con il supporto di una consulenza affidabile e specializzata, in grado di garantire una visione d’insieme. E’ grazie a un’analisi integrata del patrimonio che e’ possibile definire strategie piu’ efficaci sulla base dei bisogni in evoluzione e delle nuove opportunita’ di mercato", conclude Mossa.
Un esempio, quello di Banca Generali, che la dice lunga: i risparmiatori italiani hanno voglia di superare l’immobilismo in atto e, anche se il quadro del sistema Paese resta complesso, desiderano programmi di investimento tailor made, diversificati e che garantiscano, comunque, protezione.