Ibla Buskers 2019 artisti di strada e memoria storica. Non solo artisti di strada, per questa edizione 2019 del festival Ibla Buskers, la 25^ , ma anche il recupero di una memoria storica pressocchè dimenticata.
Dopo la riscoperta dell’antico quartiere ebraico dello scorso anno, è ora la volta di quello che fu il castello arabo-normanno dei Conti di Ragusa, che sovrastava la collina più alta del quartiere barocco, e di cui, per interessi privati e ‘politici’ fu cancellata ogni traccia persino con l’uso della dinamite. A rifarne la storia, probabilmente conosciuta soltanto da pochi cultori di storia patria, e a renderla accessibile ad un più vasto pubblico, sono i due instancabili organizzatori dell’evento, Ciccio Pinna e Antonio La Cognata dell’associazione Edrisi, che così la raccontano “su quella collina dove, dopo il terremoto del 1693, erano rimasti i ruderi dell’antico castello, con un colpo di mano fu tutto raso al suolo per evitare che il famoso archeologo Paolo Orsi potesse procedere con un vincolo.
Una storia di contrasti politici, di interessi privati e di scelte impetuose che hanno poi portato alla cancellazione di ogni traccia del vecchio maniero addirittura utilizzando la dinamite e dando il via ad un’azione edificatoria decisamente discutibile. Un cambiamento radicale che ha portato alla creazione di un villino privato e del mastodontico immobile inizialmente destinato ad asilo nido e scuola ma che non fu mai usato per tali finalità. Tra la prima e la seconda guerra mondiale divenne infatti distretto militare. Oggi quell’immobile è assegnato alla formazione universitaria e ha dunque riacquisito una funzione pubblica lasciando alle sue spalle l’intricata storia consumata nell’arco temporale che va dal 1884 al 1926, quando fu modificato anche l’assetto monumentale della settecentesca Piazza Duomo squarciando una parte del palazzo Arezzo di San Filippo, ostacolo a una nuova strada da costruire per raggiungere la collina”.
Poi Pinna e La Cognata proseguono “scelte scellerate che furono compiute dai politici che vennero dopo la morte del sindaco Raffaele Solarino, medico e sensibile intellettuale del tempo alla cui memoria dedichiamo questa ricostruzione storica. Solarino voleva infatti salvaguardare le rovine del castello arabo normanno che occupavano l’orto demaniale posto al culmine della collina di Ibla. Quei grossi blocchi di pietra dura, quelle tracce di torrioni, di mura di cinta e delle fabbriche interne, le segrete, i camminamenti e le cisterne, dovevano essere preservati, osservati, apprezzati. Ma dopo la costruzione di quella strada e la morte di Solarino, le cose cambiarono rapidamente così come varie amministrazioni.
E al posto di quelle che furono considerate pietre disgraziate e rovine cadenti, piuttosto che salvaguardare la storia, si pensò di creare una nuda piazza e qualche bella ed esclusiva dimora. Su quel che restava del castello fu messa una pietra tombale, e con essa si cancellò la sua millenaria storia. Le voci degli intellettuali del tempo, come quelle del Canonico Giorgio Occhipinti e del Barone Giuseppe Grimaldi di Calamenzana, restarono isolate e impotenti. Mentre l’archeologo e soprintendente Orsi ne decretava la tutela dalla Soprintendenza di Siracusa, a Ragusa Ibla la ditta appaltatrice dei lavori della strada, con la complicità di alcuni funzionari, per dieci giorni scosse le basi delle possenti mura utilizzando addirittura la dinamite”.
Poi i due esponenti dell’associazione Edrisi concludono “una storia che Ibla Buskers, nell’edizione in cui compie un quarto di secolo di vita, vuole raccontare senza nascondere l’amarezza per quanto accaduto nei primi decenni del secolo scorso, ma senza far mancare l’allegria e il divertimento che lo caratterizzano da 25 anni. (daniele distefano)