"Proprio quando il Governo si appresta a tracciare qualsiasi operazione finanziaria per stanare l’evasione fiscale, si avallano comportamenti poco trasparenti, che rischiano di alimentare un mercato sotto banco tra la pubblica amministrazione e i professionisti, nel silenzio assordante della politica".
Durissimo il commento del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, alla sentenza della seconda sezione del Tar Lazio che ha dichiarato legittimo l’avviso pubblico del Ministero dell’Economia del 27 febbraio scorso, nel quale si chiedeva la manifestazione di interesse per incarichi di consulenza a titolo gratuito. "L’equo compenso assomiglia sempre piu’ alla tela di Penelope: quello che fa la politica, la giurisprudenza disfa. Rimaniamo sorpresi davanti alla decisione dei giudici amministrativi laziali che legittima la previsione secondo cui l’attivita’ professionale puo’ essere svolta a titolo gratuito", afferma Stella. "Una sentenza che umilia i professionisti, ma soprattutto esautora il Governo, il Parlamento e le Regioni su principio di civilta’ che, ingenuamente, pensavamo acquisito", aggiunge.
"Dopo le rassicurazioni di massimi esponenti del Governo e del Parlamento, dopo aver letto nero su bianco l’impegno del nuovo esecutivo di "individuare il giusto compenso per i lavoratori non dipendenti", dopo gli sforzi delle Regioni per promuovere norme che tutelino l’equo compenso, la sentenza del Tar Lazio decreta l’insussistenza della politica", continua Stella. "Un colpo di spugna sul diritto dei professionisti a veder riconosciuto il valore economico della propria prestazione".