Una maggiore attenzione alle emissioni di Co2, alla creazione di un’economia circolare e una transizione energetica piu’ soft per i paesi in via di sviluppo che, ad oggi, sono ancora dipendenti dal carbone.
Sono questi alcuni degli spunti e dei suggerimenti emersi dalla conversazione fra Robin Niblett, direttore di Chatham House, think tank britannico, e Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni. L’incontro, moderato dal giornalista Ferdinando Giugliano, e’ stato aperto dai saluti di Giovanna Melandri, direttrice del Museo Maxxi, che ha ricordato le numerose partenership con Eni. Descalzi ha sottolineato come le direttrici green di Eni, talvolta, si scontrino con le esigenze dei mercati: "Sento tante parole, ma le emissioni del 2018 sul 2017 sono cresciute del’1,8%. Il sistema e’ estremamente complesso. Ci sono le societa’ che devono investire.
Gli investitori proclamano un’azione verde, ma se poi non aumenti il profitto ti tagliano la gola", ha detto l’ad ricordando l’impegno della societa’ nel "coprire tutti i 17 obiettivi dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite". Citando l’impegno di Eni in Africa, l’ad ha evidenziato l’importanza del dialogo con le popolazioni locali per ottenere la massima credibilita’. Descalzi chiede che per il continente africano si pazienti, poiche’ "la transizione deve essere piu’ lunga", pensando a "un mix energetico rinnovabile" che porti a "un progresso energetico". Sullo scenario mondiale, Descalzi individua varie tendenze. Quella dell’Unione Europea, che dovra’ essere garante dell’innovazione tecnologica e che "fra poco si trasformera’ in un grandissimo mercato vuoto di energia". In Europa, le indicazioni favorevoli provengono dalla Gran Bretagna, definita "un esempio per le scelte energetiche" applicate alle imprese e per il trend in discesa sulle emissioni.