I morti, si sa, i morti non sono di nessuno in particolare. Appartengono a tutti. Certamente Giovanni Spampinato, a 47 anni dal suo assassinio, non appartiene a nessuno, se non a quanti hanno a cuore libertà di stampa, giornalismo libero e di inchiesta, giornalismo che non sa che farsene del diluvio di note stampa che piovono da qualsiasi parte.
Eppure, anche se i morti, in questo caso coraggiosi fino all’eroismo, non appartengono a nessuno, eppure ci lascia piuttosto, se non basiti, sicuramente perplessi, quello che leggiamo come un evidente tentativo dei movimento 5 stelle, sia a livello istituzionale che locale, di farsi paladino e mentore della figura del giornalista ragusano assassinato, a 26 anni, dai colpi di pistola di Roberto Campria, figlio dell’allora presidente del tribunale di Ragusa. Per carità, niente di scandaloso o illegittimo. Anzi. Va dato atto al senatore Pino Pisani che si è speso nell’organizzare e promuovere, insieme al centro studi Feliciano Rossitto, alla Cgil di Ragusa, all’Anpi, al centro studi Pio La Torre, al presidio Libera Ragusa “Daphne Caruana Galizia” di Libera, il convegno a cui hanno partecipato anche l’europarlamentare 5 stelle Dino Giarrusso e, per le conclusioni, il presidente della commissione parlamentare Antimafia senatore Nicola Morra.
Massiccia presenza istituzionale quindi del movimento, supportata a livello locale dal gruppo consiliare di Ragusa che in una nota ha inviato i cittadini a partecipare al convegno. Ha piuttosto brillato, per la sua assenza ufficiale, quella sinistra a cui Giovanni Spampinato apparteneva anche per tradizione famigliare. Una sinistra, nella sue varie sfaccettature, che non ha pubblicato manco due righe per pubblicizzare l’evento, eccezion fatta per la stringata nota a firma di Gianni Battaglia, in qualità di presidente dell’associazione partigiani. Un Pd, che di questa sinistra, o centro sinistra, dovrebbe essere pars magna e che invece ha taciuto totalmente.
Probabilmente troppo impegnato a gestire il dopo Calabrese che abbandona la segreteria cittadina, a metà tra fedeltà al partito e tentazioni renziane. Un Pd che, nelle parole del segretario provinciale Giaquinta e del deputato regionale Dipasquale, Calabrese lo liquida con ringraziamenti di rito ma con malcelata soddisfazione per essersi liberato di una presenza, nel bene e nel male, piuttosto ingombrante. Tornando al convegno per Giovanni Spampinato e alla sinistra è stata invece una bella soddisfazione vedere seduti, nel salone del Feliciano Rossitto, diversi uomini e donne di sinistra, in gran parte non legati ormai ai partiti o alle varie formazioni, ma che, a distanza di 47 anni, hanno sentito il bisogno e la necessità di esserci. Così come ha riempito di soddisfazione e di orgoglio trovare, sul muro dell’immobile di fronte al carcere, nel posto in cui Giovanni fu ucciso, uno splendido affresco con il suo volto e la frase “perché cercava la verità”. (daniele distefano)