Trading online: Broker vs Banche. Si tratta di un confronto che va avanti da anni, ormai, con colpi assestati da ambo le parti e equilibri altalenanti.
Tuttavia la partita tra banche e broker non bancari sembra ormai essersi decisa definitivamente a favore dei secondi: dopo l’ultimo tentativo di rimodernare una gestione finanziaria antiquata grazie all’internet banking, le banche hanno compreso che la partita per il trading online non può essere vinta se non tramite radicali cambiamenti della loro stessa struttura. In questo articolo andremo a vedere esattamente in quali punti i servizi di internet banking si sono dimostrati inadatti alle esigenze degli utenti contemporanei e per quali motivi i broker riscuotono tanto successo.
Commissioni: la nota dolente
Le commissioni sono state da sempre la nota dolente di ogni forma di investimento tramite le banche: si tratta di una “tassazione” sulle operazioni immediatamente derivata dalla forma stessa degli investimenti bancari.
Per quanto con l’internet banking, infatti, le banche abbiano svecchiato di molto la loro struttura, cionondimeno gli investimenti dei correntisti comportano spese di ufficio: le loro richieste vengono sempre smistate dagli appositi uffici e valutate dai consulenti finanziari che possono o meno intervenire nel dare consiglio.
Le commissioni vanno a sfavorire enormemente i piccoli investitori, il cui capitale non supera qualche decina di migliaia di euro e che, pertanto, non otterrebbero profitti dalle loro operazioni estremamente elevati. Per piccole somme è indispensabile eseguire molte operazioni e di qualità per potersi garantire un profitto decente.
Le commissioni gravano sia sull’apertura che sulla chiusura o sulla correzione di una posizione (si parla di 10 euro su titoli italiani e 15 su quelli stranieri), pertanto, ammettendo che venga aperta una posizione su azioni Berkshire Hathaway e si renda necessario correggere il proprio investimento, in tutto la banca tratterrà per sé circa 45 euro di commissioni. Si tratta di cifre importanti specialmente se si tiene conto che i profitti su operazione, investendo piccoli capitali, raramente superano le centinaia di euro.
I titoli a disposizione: una scelta antiquata
Una seconda nota dolente viene dai titoli sui quali è possibile investire tramite le banche: queste, infatti, mettono a disposizione una lista di titoli dalla quale sono escluse le azioni delle società più moderne.
Specialmente per i trader giovani o alle prime armi, che sono più ferrati sulle società più giovani, che detengono il controllo della maggior parte dei canali informativi, questo è uno svantaggio non indifferente.
Non è un segreto che le notizie su OVS, Google, Youtube o Facebook siano più facilmente reperibili rispetto a quelle sulla ExxonMobil o sulla Caterpillar. Parimenti, investire in Bitcoin è decisamente una scelta migliore, per un investitore giovane e alle prime armi, rispetto a studiare le azioni della General Electrics.
Ebbene, questo è un notevole svantaggio: le banche impediscono di accedere a titoli più allettanti, più giovani e dinamici e restano, nonostante tutto, ancorate ancora alle soluzioni tradizionali, inadeguate se si tiene conto della velocità con cui le informazioni viaggiano al tempo d’oggi.
L’offerta dei broker
Rispetto a quella delle banche l’offerta dei broker è strutturata decisamente meglio. Puoi trovare tutto ciò che vi è da sapere sulle piattaforme di trading online su questa guida che spiega il trading online.
Ti basti sapere che l’offerta dei broker non prevede commissioni e ti permette di investire sulla maggior parte dei titoli più allettanti del momento, compagnie moderne che si contraddistinguono per alti volumi di scambio e buone percentuali di crescita.
Inoltre si tratta di piattaforme sicure, la maggior parte delle quali è certificata dalle autorità competenti italiane e europee, al riparo da truffe e operazioni fraudolente. In generale si tratta di un settore in piena crescita che attira a sè, ogni anno che passa, sempre più utenti.