Brutta, veramente brutta, la polemica in corso tra sindaco Cassì e consiglieri comunali del Pd, con un intervento a latere del movimento Territorio, su presunti “favoritismi e clientelismi” denunciati dal primo cittadino in una nota stampa ufficiale. Stando a quanto scrive Cassì “nei giorni scorsi è successo un fatto grave: un esponente di un partito, ben noto in città sebbene in questo momento privo di incarichi pubblici, con la complicità di alcuni uffici ha avuto accesso agli sportelli nelle normali ore di chiusura al pubblico per sbrigare pratiche in favore di altri cittadini. Favoritismo, clientelismo, proselitismo: sono tre concetti che non possiamo in alcun modo tollerare.
Sfruttare “amicizie” e influenze per ottenere consensi tra i cittadini, evidentemente ben lieti di avere chi sbriga per loro le pratiche saltando le code, è semplicemente inaccettabile. Una logica di certa “politica” che di politico non ha un bel niente. Ho quindi immediatamente chiesto un’indagine interna e relativi provvedimenti, venendo addirittura a scoprire che un altro esponente dello stesso partito ha agito nella medesima maniera. Il messaggio che voglio lanciare deve essere quindi chiaro a tutti: noi non prestiamo il fianco a questo “sistema”. Sono subito i due consiglieri Pd Mario Chiavola e Maria D’Asta, quasi a difesa della virtù offesa, non sappiamo di chi, a reagire duramente affermando “la lotta al "sistema" come arma di distrazione di massa per coprire il caos e le tensioni all'interno della maggioranza" ed aggiungendo “restiamo attoniti per il messaggio del sindaco Cassì che denota inesperienza, confusione amministrativa e molta incertezza, quest’ultima già rivelatasi nel corso della prima parte di governo della città”.
Secondo i due consiglieri dem, che nel ripercorrere le tappe della vicenda parlano “di fatto non ancora accertato”, a proposito “dell’indagine interna e relativi provvedimenti” giudicano “l'intervento (del sindaco n.d.r.) aberrante, nella forma e nella sostanza: un sindaco che dovrebbe pensare a sistemare le strade, a badare ai ceti meno abbienti, agli studenti, alle scuole, al verde pubblico, a far crescere la comunità, a realizzare opere pubbliche, senza aver accertato prima i fatti dà in pasto all’opinione pubblica due elementi negativi assai. In pratica denigra la sua macchina amministrativa e il suo operato, offende i dipendenti comunali che si presterebbero ad azioni clientelari e di vecchia politica.
Ancora, attacca chi si occupa dei cittadini, in piena legittimità, con spirito di servizio, cosa sempre accaduta e accettata democraticamente da tutte le amministrazioni che si sono succedute dalla fine del fascismo in poi”. Immediata la risposta di Peppe Cassì “secondo gli esponenti consiliari del PD con la mia denuncia avrei attaccato "chi si occupa dei cittadini, in piena legittimità, con spirito di servizio, cosa sempre accaduta e accettata democraticamente da tutte le amministrazioni che si sono succedute dalla fine del fascismo in poi. Secondo loro, dunque, è legittimo, e persino meritevole, che il politico di turno, che più facilmente ha accesso agli uffici anche non in orario di ricevimento, si occupi del disbrigo pratiche di cittadini che in tal modo "sfruttano" la conoscenza politica per trarne un vantaggio indebito. E' il classico sistema para-mafioso della "raccomandazione", quello di pensare che la vicinanza al politico possa arrecare vantaggi pratici, fenomeno fatalmente connesso al clientelismo. Non conta il merito, non contano le leggi, non contano i principi di uguaglianza e di pari opportunità: se conosci le persone giuste vai avanti, altrimenti peggio per te. E le persone che ti aiutano saranno certamente meritevoli del tuo voto…! E' stato definita aberrante la mia presa di posizione, all'ennesima segnalazione ricevuta. A me pare sinceramente che di aberrante ci sia proprio questo comportamento, che ripugna le coscienze di ognuno che sia dotato di normale senso civico. A me pare che sia proprio la politica così intesa che abbia provocato questa paurosa disaffezione tra la gente, ed in primo luogo tra i giovani, verso l'idea stessa di politica. Dicono, quelli del PD, che si tratta di cosa sempre accaduta ed accettata democraticamente da tutte le amministrazioni che si sono succedute…. Io mi adopererò perché ciò non accada più, anche intervenendo sui pochi dipendenti accondiscendenti, a fronte della stragrande maggioranza che rispetta scrupolosamente le regole”. Ma Mario Chiavola e Mario D’Asta non se la tengono e controreplicano "se ci sono reati perseguibili, il sindaco deve andare in Procura a denunciare” ed insistono “il sindaco Cassì avrebbe potuto evitare il clamore mediatico e, dopo una attenta indagine interna, prendere i provvedimenti del caso e denunciare eventuali reati in Procura. A questo punto è indispensabile fare i nomi dei personaggi coinvolti e del personale che avrebbe favorito questo ‘classico sistema para-mafioso della raccomandazione’. Per questioni di così piccola importanza, non si tratta di clientelismo né di politica che possa arrecare vantaggi personali, è stato sollevato un polverone inutile che, ora dovrà avere le sue conseguenze. Perché, dopo accuse, sia pure non circostanziate, ancora da accertare, come ha sottolineato il sindaco, meglio sarebbe denunciare il politico per le sue malefatte presunte e il personale che si presta a questo sistema para-mafioso. Speriamo che non vada a finire come per le minacce di querela per le illazioni sull’affitto dei locali dell’Opera Pia. Speriamo che il sindaco vada fino in fondo e che non abbiano riscontro le voci di comportamenti analoghi di gente del suo staff presso altri uffici comunali, segnatamente quelli dei lavori pubblici, sussurrati nei corridoi di palazzo dell’Aquila”. Fin qui dunque le affermazioni dei due consiglieri Pd Mario Chiavola e Mario D’Asta. Dello stesso tenore infine le recriminazioni contro le affermazioni del sindaco da parte del movimento Territorio, in una nota firmata dal segretario Michele Tasca, da Emanuele Distefano e da Andrea Battaglia. I quali “consigliano al sindaco un ridimensionamento naturale della vicenda, che deve essere riportata nei confini giusti dei rapporti fra classe amministrativa e classe politica, a tutti i livelli, quella classe politica, eletta dai cittadinii, che, al Comune deve essere di casa per una corretta, trasparente e regolare gestione della cosa pubblica”. (da.di)