Terremoto, ci sono più scosse di giorno o di notte? La geologia afferma che non c'è rapporto tra terremoti e l'alternarsi di giorno e notte; la statistica è meno netta. Eppure i sismi sono percepiti come fenomeno notturno: ecco perché. Un terremoto può avvenire a qualsiasi ora del giorno e della notte. Il terremoto che ha colpito l'Emilia (maggio 2012) è iniziato nella notte con una scossa molto forte, di magnitudo 6 della scala Richter, seguita da centinaia di scosse minori. Lo stesso accadde in occasione del terremoto in Centro Italia del 2016 e a L'Aquila nel 2009.
Anche in Friuli, nel 1976, la prima scossa avvenne di notte: erano le 21 esatte del 6 maggio; in Irpinia, nel 1980, erano le 19 e 34. E a Messina, nel terremoto più drammatico nella storia d'Italia, la prima scossa venne registrata alle 5 e 20 del mattino. Il sisma che colpì l'Umbria nel 1997 ebbe invece una progressione contraria, con la scossa di maggiore intensità in pieno giorno. I terremoti sono dovuti al moto delle placche tettoniche e si originano a chilometri di profondità sotto la crosta terrestre, dove fenomeni superficiali come la temperatura o l'alternarsi del giorno e della notte non hanno alcuna influenza. Nonostante l'evidenza delle statistiche sismiche, però, il terremoto è spesso percepito come un fenomeno legato alla notte.
Questo potrebbe essere spiegato dal punto di vista psicologico con la diversa percezione degli eventi che si ha di notte, spazio dedicato al riposo nell'intimità della propria casa. Le scosse che di giorno passano quasi inosservate, di notte invece provocano risvegli allarmati accentuando la paura, mentre la capacità di reazione è rallentata. Sarebbe dunque l'esperienza soggettiva del terremoto che, a parità di gravità, di notte è più traumatica e si fissa maggiormente nella memoria.