Roma, 24 gen. – E' corsa alle mascherine protettive contro il coronavirus. Non solo in Cina, ma anche in altre parti del mondo, aumenta il consumo di questi dispositivi, che dovrebbero proteggere dal contagio. Ma sono davvero in grado di farlo? Secondo Julie Vaishampayan, presidente del comitato di sanità pubblica della Infectious Diseases Society of America, le maschere sono in realtà "l'ultima linea di difesa. Siamo preoccupati per il fatto che le persone si sentono protette da questi oggetti più di quanto non siano in realtà: lavarsi le mani ed evitare le persone malate è molto più importante che indossare una mascherina", spiega al 'New York Times'.
Molti specialisti in malattie infettive affermano che le mascherine monouso economiche, che coprono il naso e la bocca, possono aiutare a prevenire la diffusione di infezioni, ma solo se indossate correttamente e utilizzate in modo coerente.
Eppure, non ci sono molte prove scientifiche di alta qualità sulla loro efficacia al di fuori delle strutture sanitarie: la maggior parte degli studi controllati randomizzati si sono infatti concentrati su come le mascherine proteggono gli operatori negli ospedali, scoprendo che il loro uso corretto può aiutare.
Altro discorso è la vita di tutti i giorni: le mascherine non sono di certo sigillate e lasciano degli spazi intorno alla bocca, "quindi non filtrano tutta l'aria che penetra". Il loro merito è di "bloccare la maggior parte delle goccioline di saliva degli starnuti e delle tosse delle altre persone", spiega Amesh Adalja, infettivologo del Johns Hopkins Center for Health Security. E i coronavirus si diffondono principalmente attraverso queste goccioline, precisa.
Il problema più grande è che le persone non usano correttamente le mascherine. "La maggior parte mette la mano sotto la maschera per grattarsi il viso o strofinarsi il naso", portando i contaminanti a contatto con naso e bocca, spiega Adalja. Meglio, dunque, lavare le mani più spesso che si può.