Più si allontana quel tempo atroce della Shoah più, per fortuna, riemergono ricordi e testimonianze. A Ragusa vengono così ricordati due nostri concittadini deportati nei campi di sterminio tedeschi, Vincenzo Digiacomo e Salvatore Licitra, davanti alle cui abitazioni, in via Palermo e in via Colajanni, sono state poste due ‘pietre di inciampo’ per volontà del Comune. Per l’occasione il sindaco Peppe Cassì ha dichiarato “credo che la Giornata della memoria non vada intesa solo come ricordo di un momento storico preciso ma in maniera più ampia.
Gli orrori dell’Olocausto sono infatti espressione massima di un male che appartiene anche ai nostri giorni: l’intolleranza. Più questa cresce e più deve necessariamente alzarsi la soglia della nostra attenzione. Le pietre di inciampo poste oggi a Ragusa davanti alle abitazioni di Vincenzo Digiacomo, in via Palermo, e Salvatore Licitra, in via Colajanni, due nostri concittadini deportati, hanno proprio questo significato: non solo incidere i loro nomi affinché la nostra comunità mai li dimentichi, ma “costringerci” a tenere alta l’attenzione per non rischiare di cadere nuovamente nella vergogna”.In occasione della giornata che ricorda la Shoah è intervenuta anche l’ANPI, l’associazione nazionale partigiani, a Ragusa presieduta da Gianni Battaglia.
Che ha voluto ricordare come “il Giorno della Memoria, istituito per ricordare e onorare le vittime della Shoah e tutti coloro che furono torturati e uccisi nei campi di sterminio nazisti, è stato un monito affinché tali orrori non potessero ripetersi. E tante volte questo giorno – il 27 gennaio, in ricordo della liberazione del campo di Auschwitz avvenuta nel 1945 – è stato celebrato con manifestazioni istituzionali, politiche e culturali che hanno ricostruito la cornice storica in cui si generò quell’abisso dell’uomo chiamato Olocausto. Una cornice storica (la guerra mondiale, la follia di Hitler) immaginata come non più ripetibile e ormai consegnata al passato”. Ma l’ANPI di Ragusa lancia unn avvertimento “dobbiamo invece chiederci se davvero è così.
Se davvero non si debbano avvertire i segnali di un pericoloso imbarbarimento. E se non si dovrà fare tutti uno sforzo in più. Si diffondono in maniera inquietante i germi dell’intolleranza, della discriminazione, dell’odio. Parole violente contro rifugiati e migranti, bestialità razziste nello sport con striscioni e cori da stadio, assalti a famiglie Rom costrette a lasciare le case legittimamente assegnate, saluti fascisti esibiti senza vergogna, manifestazioni nostalgiche del fascismo, ostilità gratuite contro i diversi, stupri e violenze sulle donne, addirittura attacchi a Papa Francesco per le sue parole di umanità e accoglienza, gesti di vendetta contro gli ebrei fino a segnare con lo spray la casa del figlio di una deportata a Ravensbruck. Le minacce alla Senatrice a vita Liliana Segre”.
Che la situazione vada attentamente vigilata, lo confermano i dati citati nella nota di Gianni Battaglia “nel 2019 l’Italia ha registrato 969 reati legati a razzismo, identità di genere e disabilità: uno ogni 9 ore. Sono aumentati i casi di incitamento alla violenza, le aggressioni fisiche, gli atti di vandalismo. Molti, sottovalutando o giustificando, li considerano fatti isolati, singoli, sporadici, frutto di qualche esaltato. Ma, purtroppo, la cosa grave, gravissima, è che questi atti sono favoriti da un clima generale, da un silenzio complice o – peggio ancora – dalla quotidianità di un linguaggio feroce, dalla brutalità di certa politica, da una cultura immorale e cinica,da una indifferenza che rende “normale” assistere a questi episodi”. A queste considerazioni l’’ANPI fa seguire un monito “se lo Stato, le Istituzioni, i partiti, se la società tutta non reagisce riaffermando con più forza il valore delle persone e della comunità, il rispetto di diritti e doveri sociali, i principi di democrazia e solidarietà, allora ogni singolo si sentirà autorizzato e magari incitato a superare i confini del vivere civile, a insultare chi vuole, ad aggredire chi dissente o gli da solo fastidio, a umiliare chi è debole e diverso, a farsi giustizia da sé”.
Quindi la conclusione dell’’associazione partigiani “con questa ansia e questo impegno, vorremo vivere il 75° anniversario del Giorno della Memoria. L’ANPI di Ragusa promuoverà per tutto il 2020 iniziative per ricordare e testimoniare l’impegno per la difesa della democrazia la tutela e la completa attuazione della Costituzione e per affermare principi di tolleranza e solidarietà contro le diseguaglianze e ogni forma di violenza verbale e fisica”. (da.di.)