Roma, 29 gen. – La rapida diffusione del coronavirus in Cina e nel resto del mondo ha spinto Facebook, Google e Twitter a prendere le misure necessarie per prevenire un diverso tipo di malattia: un'ondata di mezze verità e disinformazione sull'epidemia mortale. È da tempo che i tre giganti della Silicon Valley lottano per contrastare la disinformazione in materia di salute, censurando post, foto e video che diffondono notizie senza alcun fondamento medico-scientifico. Ma il test più difficile arriva a fronte di una potenziale pandemia, ora che il coronavirus ha infettato 4.400 persone in Cina, uccidendone almeno 100, con altri casi registrati in tutto il mondo.
Facebook, Google e Twitter hanno già dovuto contrastare varie teorie complottiste, tra le quali una bufala sulla creazione del virus in laboratorio da parte degli Stati Uniti. Molte di queste teorie ed informazioni circolano tramite i gruppi chiusi di Facebook – canali difficili da monitorare in tempo reale – nati poco dopo la prima notizia sulla diffusione del coronavirus. "L'olio di origano si è dimostrato efficace contro il coronavirus", si legge in un post condiviso almeno 2.000 volte, in più gruppi, nell'arco di un solo giorno. Il post vecchio quasi un decennio ha origine da un sito Web di cure olistiche – e gli scienziati negano l'esistenza di una tale cura per il coronavirus.
Twitter ha iniziato ad indirizzare gli utenti statunitensi alla ricerca di hashtag correlati al coronavirus verso i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie. E YouTube, di proprietà di Google, ha affermato come il suo algoritmo è studiato per dare priorità alle fonti più attendibili. Tuttavia, un certo numero di video presenti sulla piattaforma, incluso uno con oltre 430.000 visualizzazioni, hanno fornito informazioni dubbie sull'origine del coronavirus e sui suoi mezzi di trasmissione.