Sorpresa: a dispetto di quanto si pensi, il Tevere non è più così sporco. E rispetto a due decenni fa, oggi è sempre più vivo e lo dimostra il fatto che alla foce spesso si ritrovino anche i delfini. A rivelarlo è “Tevere Nostrum”, il libro edito da Polistampa e curato dal segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Italia Centrale, Erasmo D'Angelis. Una 'biografia' del fiume leggendo la quale si scopre che se il paesaggio fluviale è ancora in parte condizionato dal trasporto delle acque di piena degli affluenti nei periodi dei nubifragi (non tutti con una depurazione efficiente e sufficiente), si è però chiusa definitivamente la stagione nella quale Tevere e Aniene fungevano da collettori fognari della Capitale e dei Comuni dell'area metropolitana, grazie al lavoro di Acea, iniziato con l'amministrazione di Francesco Rutelli sindaco.
Un lavoro che ha trasferito gli scarichi di circa 4 milioni di persone, che si riversavano nelle acque del Tevere e poi in mare anche attraverso l'Aniene, nei 25.200 km di rete fognaria gestita da Acea Ato2 e dai collettori nei grandi impianti di depurazione di Roma e nei 170 impianti minori di depurazione dell'area metropolitana. Che oggi trattano, come meritano, circa 500 milioni di metri cubi di acqua all'anno, calcolando anche l'acqua piovana che confluisce nel sistema fognario. E così, il Tevere si candida a diventare il 26esimo parco nazionale italiano, l'idrovia ecologica vitale che attraversa per 405 km tutto il centro Italia, da proteggere e valorizzare collegando le 18 aree protette esistenti tra parchi fluviali, oasi e aree naturalistiche delle regioni attraversate.
A rilanciare la proposta è lo stesso D'Angelis: "Quanti fiumi al mondo possono vantare un intreccio così profondo e fecondo tra storia, natura, cultura e un legame così intenso con le terre che attraversano rendendole fertili? Basterebbe rispondere a questa domanda per capire che è il tempo di un Tevere più sicuro, pulito, da vivere”, spiega l'autore del volume. A raccontare l'operazione di 'pulizia' del Tevere è Stefano Antonio Donnarumma, amministratore delegato di Acea: "Il lavoro e l'impegno dell'azienda negli ultimi anni – spiega – hanno contribuito a rendere il fiume più vivo e più pulito, con un livello sempre maggiore di efficienza per quanto riguarda i controlli ambientali e la qualità delle acque. Il sistema impiantistico depurativo, per esempio, è in continua evoluzione tecnologica e oggi a Roma operano quattro principali impianti di depurazione Acea al servizio di oltre 3 milioni di abitanti". Acea, si è inoltre adoperata per eliminare gli scarichi non a norma e ha sviluppato un sistema di telecontrollo che permette di monitorare in tempo reale tutti gli impianti e le reti del servizio idrico integrato.