"Noi avevano chiara una cosa: rispetto ai programmi originari di Cosa nostra di uccidere Paolo Borsellino era intervenuto un fatto improvviso di accelerazione delle stragi mafiose". Lo ha detto Antonino Di Matteo consigliere del Csm che prosegue la deposizione al processo sul depistaggio sulle indagini della strage Borsellino. Di Matteo faceva parte del pool che indagava a Caltanissetta sulla strage di Via D'Amelio. "C'era una fretta di uccidere Borsellino – dice – Parallelamente si attivarono una serie di investigazioni che riguardavano alcune anomalie o alcune acquisizioni relative alla strage di Capaci o di presenze di soggetti diversi da coloro che erano stati individuati all'interno di Cosa nostra".
"Sulle causali ci furono più filoni – dice ancora il consigliere del Csm – uno dei quali si cominciò a concretizzare nell'ultimo periodo che ero a Caltanissetta". Cita anche il processo trattativa Stato-mafia, "un altro filone era quello del rapporto mafia-appalti, però noi avevamo chiara una cosa, cioè che rispetto ai programmi originari della mafia era intervenuto un fatto improvviso di accelerazione delle stragi".