Milano – Malattia di Crohn: nuovi promettenti dati preliminari dallo studio stardust sulla remissione clinica con Ustekinumab. È una delle due principali forme di malattie infiammatorie croniche intestinali, che colpiscono fino a 1,7 milioni di persone in Europa. La malattia di Crohn è una forma infiammatoria cronica del tratto gastrointestinale senza causa nota, ma associata ad anomalie del sistema immunitario che potrebbero essere scatenate da una predisposizione genetica, dalla dieta o da fattori ambientali. I sintomi possono variare, ma spesso comprendono dolore addominale, diarrea frequente, sanguinamento rettale, perdita di peso e febbre. Non vi è attualmente una cura risolutiva per la malattia di Crohn.
Presentati al 15o congresso della European Crohn’s & Colitis Organisation (ECCO), da Janssen, azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson, i dati preliminari dello studio di fase 3b STARDUST.1,2. A 16 settimane dall’inizio del trattamento, in aperto1, con una dose di circa 6 mg/kg di ustekinumab per via endovenosa, seguita dopo otto settimane da una dose di 90 mg per via sottocutanea, il 79 per cento dei pazienti con malattia di Crohn attiva di grado da moderato a grave ha ottenuto una risposta clinicaa e il 67 per cento è in remissione clinica.
Nell’ambito di un sottostudio di STARDUST, sono state anche valutate le risposte all’ecografia intestinale, già rilevate alla quarta settimana. L’endpoint primario dello studio STARDUST sarà valutato dopo 48 settimane, quando sarà confrontata la risposta endoscopicac tra i pazienti adulti con malattia di Crohn che ricevono la terapia di mantenimento con ustekinumab.3 Alla sedicesima settimana, i pazienti che hanno raggiunto una diminuzione pari o superiore a 70 punti dell’indice di attività della malattia di Crohnd (CDAI70-responder) sono stati randomizzati in gruppi di trattamento treat-to-target o di cura standard in un rapporto 1 a 1.3
L’approccio treat-to-target è una strategia che prevede un attento monitoraggio dell'attività di malattia, come ad esempio con la risposta endoscopica, e che permette di correggere via via il trattamento farmacologico, puntando a un obiettivo predefinito4 – in questo caso la remissione. Dei 220 CDAI70-responder randomizzati nel braccio treat-to-target, il 37 per cento ha ottenuto una risposta endoscopica alla sedicesima settimana.2 L’endoscopia alla sedicesima settimana è stata valutata solo nel gruppo treat-to-target.3 STARDUST è il primo studio che esamina una strategia treat-to-target nella malattia di Crohn e che utilizza l’endoscopia per l’aggiustamento della dose.
“I pazienti con malattia di Crohn possono rispondere al trattamento, ma continuare a manifestare stati infiammatori interni causa anche di danni irreversibili. Questi pazienti possono trarre beneficio da un approccio di trattamento maggiormente proattivo e solido e da metodi di monitoraggio meno invasivi”, ha affermato Silvio Danese*, Direttore del Centro per le malattie infiammatorie croniche intestinali dell’Ospedale Humanitas di Milano, coordinatore dello studio STARDUSTa. “Confido nel rapido ottenimento di ulteriori dati che possano aiutarci a comprendere meglio i possibili benefici di una strategia treat-to-target e trovo molto incoraggianti i risultati che dimostrano la potenziale utilità clinica dell’ecografia intestinale, metodo non invasivo, nel contribuire a fare da guida nel trattamento della malattia di Crohn”.
L’ecografia intestinale è un metodo complementare per valutare l’attività della malattia di Crohn, in base alla misurazione di caratteristiche intestinali transmurali quali lo spessore della parete o la presenza di ipervascolarizzazione.5 STARDUST è il primo studio a utilizzare l’ecografia intestinale per il monitoraggio di pazienti con malattia di Crohn in un contesto di intervento. Ulteriori studi dovranno confermare se una risposta iniziale all’ecografia intestinale alla quarta settimana possa essere predittiva di miglioramenti clinici ed endoscopici più a lungo termine (ad esempio, alla sedicesima o alla quarantottesima settimana) per i pazienti con malattia di Crohn. L’analisi ad interim alla sedicesima settimana di STARDUST riguarda 500 pazienti arruolati con malattia di Crohn attiva di grado da moderato a grave, che hanno ricevuto per via endovenosa una dose di induzione di circa 6 mg/kg di ustekinumab, seguita da una somministrazione sottocutanea di 90 mg del farmaco dopo otto settimane.
I partecipanti allo studio non erano mai stati trattati con farmaci biologici (naïve) o al massimo ne avevano ricevuto uno solo. Alla sedicesima settimana il profilo di sicurezza di ustekinumab rilevato nello studio STARDUST è coerente con il profilo di sicurezza osservato nelle precedenti sperimentazioni cliniche di fase 3 sulle malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), nonché con quanto osservato in altre indicazioni. Come descritto nelle informazioni di prescrizione attuali, i più comuni effetti collaterali (superiori al 5 per cento) riscontrati nei periodi di controllo degli studi clinici sono nasofaringite e mal di testa. Per la maggior parte sono stati considerati lievi e non hanno richiesto l’interruzione del trattamento. La reazione avversa più grave sinora segnalata per ustekinumab è rappresentata da gravi reazioni di ipersensibilità, inclusa l’anafilassi. Il profilo globale di sicurezza è simile per pazienti adulti con malattia di Crohn, colite ulcerosa, psoriasi a placche e artrite psoriasica.