Lodi, 27 feb. – di Silvia Mancinelli) "Siamo chiusi da venerdì pomeriggio, quando è arrivata l'ordinanza comunale. Qui informazione non c'è, le attività sono chiuse e stiamo subendo decisioni di governi mai eletti. Non si sa nulla, siamo sospesi in balia di chissà cosa, ci hanno solo detto che non ci faranno pagare le tasse questo mese: in compenso le pagheremo tutte insieme dal prossimo". Arrabbiato, furioso anzi, Emiliano Brizzolari parla all'Adnkronos mentre alle sue spalle le tazzine che sbattono e la gente al bancone danno l'idea per un attimo che al Caffè Grande di via Roma tutto sia tornato alla normalità.
Non è così, il rumore di quotidianità al bancone è quello dei commercianti di Codogno che si sono ritrovati nel suo bar per ragionare sull'emergenza che ha chiuso a forza le loro saracinesche lasciando a casa i dipendenti e a bocca asciutta i fornitori. "Già il commercio è in pessime acque, con questa cosa ci stanno mettendo in ginocchio – continua Brizzolari – Nel mio bar aperto da 20 anni lavorano 4 persone oltre me, che significano 4 famiglie di cui io titolare ho la responsabilità. Con gli altri commercianti di Codogno oggi stiamo decidendo cosa fare, non escludiamo di riaprire e andare incontro a sanzioni penali. Hanno lasciato aperte le gastronomie, hanno riaperto oggi le edicole, ma che senso ha? I bar e i ristoranti sono tutti chiusi, ci sono file interminabili ai tabaccai, non ci sono sigarette".
"Ci dicono che vanno evitati gruppi di assembramento e nei supermercati, dove si entra 10 alla volta solo con mascherine e guanti – continua il titolare del Caffè Grande – ci sono code chilometriche alle casse. Questa emergenza è gestita nel peggiore dei modi. Ancora nessun ministro si è visto nella zona rossa, il presidente del Consiglio in compenso se la prende con l'ospedale di Codogno per come ha gestito la situazione. E lui come l'ha gestita? Domani sono otto giorni che siamo in quarantena e non abbiamo nemmeno i tamponi, fatti solo a gente che presenta i sintomi del Coronavirus. Noi che siamo a contatto col pubblico e dobbiamo lavorare tra le persone non siamo controllati".