Roma, 4 mar. – Fitofarmaci sotto accusa per il rischio Alzheimer. Almeno secondo i risultati di uno studio internazionale – condotto sui topi da ricercatori francesi e pubblicato su 'Environmental Health Perspectives', prestigiosa rivista dedicata alla salute ambientale – nel quale i roditori sono stati esposti per 9 mesi consecutivi, attraverso acqua da bere contaminata da una miscela di tre pesticidi: ciprodinil, mepanipyrim e pyrimethanil. La ricerca ha infatti evidenziato in particolare un aumento dell'accumulo di placche amiloidi – il marker dominante della malattia di Alzheimer – nel cervello degli animali cronicamente esposti a questi prodotti.
I residui di pesticidi hanno contaminato il nostro ambiente e la nostra nutrizione nel corso dell'ultimo secolo. Sebbene questi composti siano presenti a concentrazioni molto basse – premettono gli autori dello studio – i loro effetti a lungo termine sulla salute umana destano preoccupazione. Il legame tra residui di pesticidi e malattia di Alzheimer non è chiaro e difficile da stabilire. Fino ad oggi, nessun esperimento in vivo aveva ancora osservato l'impatto di questa contaminazione cronica sui disturbi neurodegenerativi.
"In primo luogo, abbiamo evidenziato, sul tessuto cerebrale dei" topi Alzheimer "l'affinità di questi tre fungicidi con gli aggregati peptidici che formano le placche amiloidi", spiega il biologo Vèronique Perrier, ricercatore presso l'Inserm, Università di Montpellier, Ecole Pratique des Hautes Etudes e coordinatrice dello studio. Con l'imaging, siamo stati in grado di osservare in vitro che questi prodotti erano concentrati precisamente a livello di questi aggregati".
I ricercatori concludono però rassicurando che, essendo stati lunghi e ripetuti i livelli di esposizione dei topi, teoricamente sui consumatori, esposti a concentrazioni molto più basse, non dovrebbero esserci effetti nocivi.