Milano, 13 mar. – di Antonietta Ferrante. Essere malati al tempo del coronavirus sembra un lusso che quasi non ci si può permettere. La frase "quando c'è la salute c'è tutto" solo ora appare vera come quando si calpestano i corridoio di un qualsiasi reparto di ospedale e si spera di uscirne presto. Lo sanno bene i malati di lungo corso, lo imparano da subito medici e infermieri, lo capiscono a fatica i familiari che assistono a calvari lunghi anni se non una vita. E ora quel virus che fa paura a tutti, ne fa un po' di più a chi di controlli e cure comunque ne ha bisogno. "E' dura. Sono abituata a vedere morire persone per colpa del cancro, ma non se lo sono cercato.
Mi dispiace vedere morire gente per irresponsabilità altrui. Passerà, ma chi si salverà se lo ricorderà e non sarà un bel ricordo", racconta a denti stretti all'Adnkronos un'oncologa dello Ieo. Difficile riconoscere tra la gente chi è un malato oncologico, complicato anche riconoscere chi per strada ha i sintomi del coronavirus. In Lombardia visto l'alto numero dei contagiati gravi si fa fatica a garantire il resto, ma il resto non è roba da poco: sono prestazioni mediche per altre vite.