Roma, 28 mar. – "Potrebbe essere una soluzione per la ripresa della Serie A giocare in 4-5 stadi in regioni meno problematiche per quanto riguarda l'emergenza coronavirus? Non scartiamo nessuna ipotesi, ma francamente pensare che c'è una parte del nostro paese che soffre e che continua ad essere vittima di questa grande epidemia e dall'altra parte pensare di avviare un percorso diverso, non lo vedo percorribile". Così il presidente della Figc, Gabriele Gravina, in una intervista all'Adnkronos, sull'ipotesi che si possa ripartire con la Serie A, quando possibile, in 4-5 stadi nelle Regioni meno problematiche e meno colpite dal coronavirus.
"Dobbiamo pensare che c'è la ricerca scientifica impegnata nel cercare quel vaccino o quei rimedi farmacologici che possono aiutare l'intera umanità. Noi ne abbiamo uno a disposizione, attualmente e che già funziona, che è la solidarietà, se noi questo antidoto non lo poniamo in essere e continuiamo a coltivare il nostro bieco egoismo, io credo che non abbiamo capito nulla", ha aggiunto Gravina.
"Il mondo del calcio ha avviato tantissime iniziative coltivando e diffondendo quell'antidoto della solidarietà. A parte un progetto di comunicazione che abbiamo chiamato 'Le regole del gioco' che hanno visto protagoniste sia le azzurre che gli azzurri, abbiamo messo a disposizione il Centro tecnico di Coverciano, per noi il tempio del calcio, di medici, infermieri, pazienti che devono essere in isolamento e credo che Coverciano sia il posto ideale. Sono venuti a fare il sopralluogo ed è tutto pronto. Abbiamo messo a disposizione la struttura, il personale, tutto quello che è possibile nel dare anche servizi a coloro che saranno ospitati all'interno del centro. Abbiamo in mente qualche altra iniziativa che a breve cercheremo di calare nella realtà", ha spiegato il presidente della Figc.
"Ipotesi di un format 16-18 squadre in Serie A dopo la crisi? Oggi ci sono delle regole contenute nelle nostre licenze nazionali, ci sono delle norme federali che stabiliscono i format. Noi dobbiamo stare attenti a non commettere il gravissimo errore, in un determinato momento storico come quello che stiamo vivendo, che ci abbandoniamo a dei desideri e delle supposizioni che poi non possono essere calate nella realtà. Noi abbiamo delle norme che devono essere comunque rispettate, si possono modificare, ma ci sono dei tempi tecnici richiesti", ha detto ancora Gabriele Gravina sull'ipotesi che possa essere modificato il format della Serie A a 16-18 squadre dopo la crisi legata al coronavirus nel caso in cui alcune società non dovessero riuscire ad uscirne indenni. "Non dimenticando che se noi avviamo un percorso che non rientra nel confine del rispetto dei principi normativi -continua – corriamo il rischio di avviare dei contenziosi e corriamo quindi il rischio, davvero, di compromettere, non solo questa stagione, ma anche la prossima e anche le prossime stagioni. Io invito tutti ad un atto di pragmatismo reale. "Non possiamo confondere il libro dei sogni con la realtà. Capisco che siamo in emergenza, una emergenza che guida e condiziona le nostre scelte. Noi dipendiamo da un virus, in questo momento, ma dipendiamo anche, alla fine di questo virus, da un principio, che è quello del rispetto delle regole", ha aggiunto il numero uno del calcio italiano.
Sul taglio degli stipendi dei calciatori, di cui si sta parlando con l'Aic, dice: "Ci sono molti contatti con l'Associazione calciatori, c'è molto attivismo da parte di diverse società. Quello che è fondamentale è trovare una linea comune a tutte le componenti che tenga conto delle esigenze generali che emergono in questo momento, ma soprattutto tenga conto delle specifiche differenze delle singole leghe che hanno delle peculiarità relative agli emolumenti". "E' chiaro che bisogna comunque stabilire un limite dove non bisogna mortificare le condizioni di vita di professionisti che vivono con un lordo mensile molto basso", ha sottolineato il presidente federale.
Per quanto riguarda le richieste che il mondo del calcio ha fatto al governo per affrontare la crisi legata al coronavirus, "da alcune interlocuzioni abbiamo capito che erano pronti tutta una serie di emendamenti che abbiamo chiesto di poter inserire nel decreto legge, che dovrebbe andare in conversione a brevissimo, ma abbiamo capito che, in questo momento c'è una priorità che si sta dando, all'interno della conversione in legge, agli emendamenti previsti che riguarda l'emergenza e la tutela della salute e devo dire che noi immediatamente abbiamo frenato in questo senso, a dimostrazione che il calcio ha una spiccata sensibilità verso la tutela della salute e dell'emergenza". "Ci sarà un momento, che è quello di un nuovo decreto legge, dove noi chiederemo di poter essere inseriti alla pari di ogni altro settore economico del nostro paese, ma sottolineo, senza chiedere risorse aggiuntive", ha spiegato Gravina.