Roma, 2 apr. – – Aziende alimentari più attente, a livello globale, al benessere animale, soprattutto in risposta alla crescente sensibilità dei consumatori. Lo rileva il Benchmark globale sul benessere animale Bbfaw che, nella sua ottava edizione presentata oggi a Londra, comprende anche 8 aziende italiane, sebbene siano ancora tutte straniere quelle che occupano i livelli più alti della classifica. L'azienda che si posiziona nel livello più alto tra le italiane è per il terzo anno di seguito Barilla, che quest'anno ha consolidato la propria posizione anche grazie al raggiungimento del proprio impegno a utilizzare solo uova da sistemi alternativi nel 100% delle proprie filiere globali.
La maggior parte delle aziende italiane si posiziona nel livello 4 del benchmark, che classifica le realtà che stanno facendo progressi o sono in fase di implementazione dei propri standard di benessere animale: in questo livello troviamo Camst, Gruppo Cremonini, Ferrero, Gruppo Veronesi e Coop Italia. Rimangono invece nel livello più basso della piramide Conad e il leader della ristorazione Autogrill.
“È molto importante vedere come negli anni le aziende alimentari abbiano iniziato a riconoscere il benessere animale come una priorità nella definizione delle proprie strategie – dichiara Elisa Bianco, responsabile del Settore Alimentare in Italia – e siamo contenti di osservare come questa tendenza si sia avviata anche in Italia, con sempre più aziende che si pongono obiettivi di miglioramento. Ora è fondamentale che gli impegni presi vengano implementati e comunicati in maniera trasparente”.
Il report 2019 del benchmark globale sul benessere animale mette in luce che il 60% delle aziende alimentari leader a livello mondiale ha pubblicato una politica sul benessere degli animali d'allevamento, che l'interesse dei consumatori è il motivo principale che spinge le aziende a impegnarsi e che l'80% degli investitori lo considera un rischio d'investimento: tutti elementi che confermano quanto i tempi siano maturi per l'avvio e l'accelerazione di un cambiamento radicale nelle politiche di benessere animale del settore alimentare.
Dal report emerge che per il 79% delle aziende l'interesse dei consumatori per il benessere animale rappresenta la motivazione principale per cui scelgono di impegnarsi su questo tema e che, insieme allo slancio positivo avviato dalle scelte delle aziende alimentari più influenti del settore, rappresenta un fattore chiave nell'accelerazione del cambiamento.
Delle 150 aziende analizzate nel report a livello globale, 112 hanno pubblicato degli obiettivi di miglioramento del benessere animale (rispetto alle 15 della prima edizione nel 2012) e negli ultimi 8 anni, l'80% è salita di almeno un livello nella classifica del benchmark, a conferma di quanto il tema abbia acquisito sempre più un ruolo centrale nelle strategie delle aziende alimentari.
I due elementi prioritari su cui si concentra la maggior parte delle politiche aziendali sono l'eliminazione dei sistemi di confinamento e la riduzione dell'uso di routine degli antibiotici: 116 aziende (il 77%) si sono infatti impegnate ad abbandonare i sistemi di confinamento in almeno una delle proprie filiere, mentre 96 (il 65%) hanno preso impegni per la riduzione o l'eliminazione dell'uso profilattico di antibiotici.
Il benchmark analizza il modo in cui le aziende gestiscono e comunicano le proprie politiche e pratiche sul benessere animale, e le posiziona in una classifica che va dal livello 1 (nel quale vengono inserite quelle con i risultati migliori) al livello 6 (dove si trovano quelle che non hanno integrato questo tema nelle proprie strategie).
Il benchmark Bbfaw, lanciato per la prima volta nel 2012, è stato fondato ed è sostenuto da due organizzazioni di spicco in tema di benessere animale, Compassion in World Farming (Ciwf) e World Animal Protection.