Ragusa – E’ trascorsa poco più di una settimana dall’annuncio del presidente dell’Inps, ripreso dai principali media nazionali, circa la decisione di abilitare i commercialisti e consulenti del lavoro alla richiesta del bonus di 600 euro per conto dei clienti titolari di partita iva, riservando loro una specifica fascia oraria per operare. “Temevamo che l’apertura di questo canale – dice il presidente di Anc Ragusa, Rosa Anna Paolino – potesse non avvenire già dal giorno seguente all’annuncio, nonostante l’affermazione in tal senso dello stesso presidente dell’Inps.
E, in effetti, i giorni si sono susseguiti in una estenuante attesa senza che ai professionisti sia stato consentito di assistere i propri clienti, cittadini e imprese, già costretti a far fronte alle pesanti difficoltà di questa emergenza. Ricordo che era stata l’Inps a preannunciare che la delega per attivare la procedura telematica per la richiesta sarebbe stata affidata ai commercialisti e ai consulenti del lavoro. Il risultato? Nel decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale la delega viene esclusivamente data ai patronati. Il riscontro del dato normativo rispetto alle proclamazioni verbali transitate nei media ed apprese dalla cittadinanza, sta ingenerando confusione, incredulità e sdegno nella platea degli istanti e degli operatori professionali.
L’assurda vicenda dell’Inps ha portato i vertici nazionali a richiedere con forza le dimissioni del presidente Tridico”. “Polemizzare, lo sappiamo – aggiunge il presidente Paolino – non serve a nulla ma in un periodo di emergenza come questo, mai vissuto, non si può barare ai danni di tanti contribuenti allo stremo. I proclami stanno a zero e le chiacchiere non aiutano ma purtroppo, e lo diciamo con amarezza, è questo che continuiamo a rilevare. Ad oggi non un euro è pervenuto da parte dello Stato nelle casse di quei piccoli e medi imprenditori e artigiani che hanno chiuso le loro attività. Le sbandierate promesse di liquidità da dare a pioggia si sono rilevate come meri finanziamenti a tassi agevolati.
Non era di questo che avevamo bisogno, non era questo che i contribuenti si aspettavano, ci aspettavamo, perché come categoria noi siamo rimasti sulle barricate, non abbiamo sospeso per un giorno il nostro lavoro per dare assistenza professionale e civica ai nostri assistiti. Abbiamo continuato ad andare in studio con difficoltà enormi per il senso del dovere che come categoria ci contraddistingue, in molti casi anche dovendo spiegare alle forze dell’ordine che in orari non di ufficio andavamo in studio nella vana speranza di non trovare il sistema in crash per poter evadere le pratiche Inps.
Abbiamo anche dovuto subire attacchi immotivati su pseudocompensi richiesti che in certe occasioni avrebbero reso vana la richiesta delle 600 euro. Ecco perché la denuncia che facciamo è molto forte. Noi abbiamo continuato a lavorare e a studiare decreti come al solito incomprensibili per aiutare le nostre imprese con la consapevolezza che il nostro lavoro non avrebbe avuto un riscontro economico visto la grave crisi che si è ingenerata. Noi non siamo eroi ma neanche sciacalli e siamo stufi di essere additati come categoria professionale di cui forse si può fare a meno anche se poi ci hanno inseriti nel decreto come categoria essenziale. I commercialisti devono essere posti nelle condizioni di svolgere con professionalità ed efficienza la propria attività essenziale”.