Ragusa – Nonostante il sindaco in una sua nota ufficiale abbia fornito con dovizia di particolari i numeri relativi alla rete di solidarietà, nonostante lo stesso Cassì abbia dichiarato “Ragusa sta dimostrando una compattezza non comune”, tuttavia il capogruppo consiliare 5 stelle Sergio Firrincieli obietta “qualcosa non ha funzionato nella rete di solidarietà attivata dal comune di Ragusa se più della metà delle richieste riguardante i buoni spesa non è stata evasa. Non è accettabile che per Pasqua questi cittadini siano rimasti senza sostegno”.
E Firrincieli comincia a fare quattro conti “sono state evase 806 richieste a fronte delle 1.668 avanzate. Quindi qualcosa non torna. Trasparenza vorrebbe, e ringraziamo per i dati forniti alla collettività, che si sapesse qual è stato il meccanismo con cui sono state evase queste 806 domande mentre non sono state evase tutte le altre prima del periodo pasquale. Ormai da dieci giorni, stando ai numeri ufficiali, si ricevono telefonate, per distribuire aiuti, pari a una media di 200 chiamate al giorno. Non è possibile che siano state evase solo 800 istanze. O qualcuno parla di mezze verità oppure ci vogliono prendere in giro.
Dai Servizi sociali trapela la notizia che le chiamate sarebbero circa 300 al giorno e che si riescono ad evadere 150 richieste. Quindi, in dieci giorni le richieste evase avrebbero dovuto essere 1.500, valore vicino alle 1.688 dichiarate. Cosa che, invece, non è accaduta. Il sindaco rifiuta la collaborazione? Benissimo. Però, diciamo noi, non è tollerabile, non è accettabile che la gente a Pasqua sia rimasta senza buoni per potere fare la spesa. I dati che ci sono stati rappresentati come motivo di vanto rappresentano, piuttosto, il fallimento della macchina operativa che questa amministrazione ha attuato.
Se la gente non ha potuto ricevere la spesa di Pasqua, vuol dire che qualcuno è stato privilegiato o che c’è chi si spaccia per quello che non è. Ci risulta, e le cifre comunicate lo confermano, di un numero consistente di persone che avevano bisogno del pacco spesa e a cui il buono relativo non è arrivato”. Dente avvelenato dunque quello di Firrincieli che nella sua nota stampa non risparmia frecciate polemiche all’indirizzo sia del presidente del consiglio comunale Fabrizio Ilardo che della stessa amministrazione. Il tutto spiegabile con il fatto che il capogruppo grillino già lo scorso 10 aprile aveva chiesto a Ilardo il coinvolgimento di tutti i consiglieri nella macchina della solidarietà dicendosi disposto anche a collaborare rispondendo alle telefonate d’aiuto o per la distribuzione dei pacchi alimentari o dei buoni spesa, ricevendone invece un netto no grazie.
In particolare Firrincieli rinfaccia “addirittura, il presidente del Consiglio comunale, Fabrizio Ilardo, per questioni di trasparenza e di maggiore operatività lasciata in mano a chi è competente, ci ha rimbrottato sostenendo che la politica non deve prendere parte a questa operazione di supporto mentre ha aggiunto che lui in prima persona, e tanti altri consiglieri, evidentemente della maggioranza, si stanno spendendo con la Caritas diocesana per altre opere meritorie. Bene, dai dati che lo stesso palazzo dell’Aquila ha diramato vuol dire che stanno lavorando poco, vuol dire che non stanno garantendo alcun valore aggiunto alla macchina operativa messa in campo”.
Riguardo poi all’amministrazione comunale, il capogruppo pentastellato sarcastico aggiunge “come è ormai assodato, dopo le dichiarazioni ufficiali dei giorni scorsi, l'emergenza è affare del sindaco e dell’amministrazione. Ci stanno pensando loro. E da come la raccontano sembrerebbe andare tutto bene. E, invece, non è così. Non è andato niente affatto bene. Perché più della metà delle richieste inoltrate a palazzo dell’Aquila per i buoni spesa sono rimaste inevase prima della Pasqua”. Ed infine così conclude “il sindaco rifiuta l’aiuto, vuole fare da solo? Bene, si assuma tutte le responsabilità politiche di questo modo di agire. Anche perché si tratta di una emergenza in cui ci sarebbe voluta quella compattezza di cui parla sempre per farsi bello, e che invece è solo nei suoi comunicati. E questi sono i risultati”. (da.di.)